Triplice fischio finale per Fouzi Hadj (nella foto di Alcide): il 71enne ex presidente della Lucchese è stato infatti arrestato ieri dall’Interpol a Kiev in Ucraina, dove era latitante da un anno. Era infatti colpito da un provvedimento di esecuzione pena emesso dalla Procura generale di Firenze: deve espiare 4 anni, 3 mesi e 19 giorni di reclusione per il crac dell’As Lucchese Libertas dichiarata fallita dal Tribunale di Lucca il 19 novembre 2008. Ma non è l’unica condanna che incombe.
Le bugie hanno le gambe corte, si dice, ma quelle dell’ex presidente rossonero hanno corso fin troppo e non solo a Lucca, proiettandolo anzi al centro di una raffica di inchieste internazionali, alcune della procura di Genova, che hanno spaziato dal traffico di armi alle miniere di diamanti, dal calcio al tracollo finanziario.
Qui a Lucca, Fouzi Hadj Ahmad, nato in Siria e sposato con l’ucraina Alisa Pilipenko, a suo tempo ha dato spettacolo promettendo mari e monti al suo arrivo nel 2005 alla guida della Lucchese Libertas. All’epoca si spacciava per un cardiochirurgo di fama internazionale, pagava in contanti nei migliori ristoranti e girava con una Bentley, ma la sua “bolla“ stava per scoppiare in un mare di debiti e di chiacchiere. Invece di farle fare il promesso salto in serie A, il pifferaio magico fece precipitare la Lucchese nel baratro, tra l’altro prendendo in giro i tifosi (e i creditori) con il miraggio di un fantomatico bonifico bancario di 500mila euro dalla Svizzera. Taroccato anche quello.
Nel frattempo Fouzi Hadj aveva tentato anche la scalata al Genoa calcio attraverso l’incolpevole Franco Scoglio, contando su influenti amici ricevuti nella sua villa di Pieve Ligure. Proprio qui, il 10 marzo 2010, bussarono i finanzieri di Lucca per arrestarlo in relazione alla bancarotta della Lucchese. "Sono il tecnico della caldaia...", disse tentando pateticamente di ingannare i finanzieri. Che non abboccarono e lo portarono in cella a Marassi. Lo stesso carcere genovese dove è ora atteso per scontare la condanna.
Sullo sfondo, negli ultimi venti anni, altre inchieste e altre bancarotte. Una sorta di Re Mida al contrario, insomma.