LUCCA
Durante la mattinata è stato affrontato anche il tema della violenza.
"Gli adolescenti un tempo scrivevano sui diari, sentivano l’esigenza di buttare fuori il proprio dolore e di raccontarselo, senza bugie. Adesso – commenta Pellai - i ragazzi utilizzano i social, dove non si raccontano più a loro stessi ma agli altri, alterando spesso la realtà. E questo comporta disagi incredibili. Sono tantissimi i giovani che praticano autolesionismo per voler buttare fuori il dolore, è purtroppo una pratica sempre più diffusa, ma non certo la più giusta".
"Sempre più adolescenti non si sentono adeguati al mondo che li circonda, si sentono bene solo sui social, dove alterano la realtà, o nei videogiochi, dove tutti hanno la possibilità di diventare supereroi, belli, bravi e capaci di tutto. Il cervello è totalmente immerso nella dopamina, per questo non riescono a smettere di giocare. Ma quando il gioco finisce, nella vita reale sono ancora più isolati".
"I genitori oggi tendono a non parlare di morte ai propri figli, vogliono evitargli qualsiasi tipo di dolore – spiega - tanti ragazzi non sono mai stati nemmeno a un funerale, perché glielo hanno impedito. Ma è sbagliatissimo: pensare in modo sano alla morte fa pensare in modo sano anche alla vita. Una paura sana permette di identificare i rischi. Un’eccessiva protezione porta solo guai: abbiamo trasformato i "ti voglio bene" in regali. I genitori devono imparare anche a dire di no".
All’incontro si è affrontato anche un caso di cronaca molto attuale: in una scuola siciliana, tramite un referendum, i bambini decideranno se indossare ancora il grembiule. "Come narrazione è meravigliosa, i bambini potranno decidere in modo democratico qualcosa che li riguarda. Ma un bambino di nove anni sceglierà sempre e solo quello che gli piace, non quello che gli fa bene o che è più giusto per lui".
Grande attenzione anche al fattore estetico che, soprattutto con l’avvento delle foto alterate sui social e nelle pubblicità, per i giovani (e non solo) è diventato un problema estremamente complesso.
"Oggi sui social si vendono in continuazione prodotti per la cura della pelle, persino le bambine di dieci anni fanno la famosa "skin care", senza averne assolutamente bisogno".
"Spesso i ragazzi costruiscono una seconda immagine nel mondo virtuale, un’immagine che non esiste nella realtà, ma che influenza tantissimo la percezione del corpo reale - ha conckluso Pellai - Nessun adolescente si sente al posto giusto, nel corpo giusto".
Il prossimo evento si terrà il 7 marzo con l’incontro “L’educazione degli adolescenti tra attaccamento, autonomia e sfiden digitali“. A moderare i formatori e pedagositi Laura Petrini e Massimo Lussignoli.
Giulia Prete