GIULIA PRETE
Cronaca

Giovani e smartphone. L’allarme degli esperti: "Salute mentale ko"

In San Micheletto l’incontro moderato dallo psicoterapeuta Pellai per affrontare il tema dell’adolescenza e dell’iperconnessione.

LUCCA

Niente più bambini con le ginocchia sbucciate, sempre più malori prima di sostenere un compito in classe e una sfida, sempre più costante e faticosa, tra mondo reale e mondo virtuale. In tanti ieri in San Micheletto per l’incontro moderato dallo psicoterapeuta di fama nazionale Alberto Pellai che ha esplorato, strappando qualche sorriso ma anche importanti riflessioni, temi relativi all’uso del digitale in adolescenza e sulle sfide evolutive ai tempi dell’iperconnessione, ostacolate – inutile nasconderlo - anche dall’iperprotezione dei genitori.

Un incontro intenso tra le profonde trasformazioni fisiche, psicologiche e sociali della generazione Z promosso da Usl Toscana Nord Ovest nell’ambito del progetto Azzardata-mente Liberi 3.0 (Ali 3.0) che vedrà in programma altri due importanti incontri.

Gli eventi, finanziati dalla Regione e realizzati in collaborazione con Auser, Fondazione Ceis, Crea Lucca e Zefiro, sono dedicati agli operatori del terzo settore e affronteranno temi importanti e delicati come l’adolescenza e le dipendenze. Una vita difficile, quella dei giovanissimi, che non ha niente a che vedere con la già tanto complicata adolescenza che ricordano i più grandicelli.

Adesso, infatti, il primo smartphone viene regalato già all’età di 10 anni, catapultando i bambini in un mondo fatto di apparenze e falsità dove la noia non è contemplata.

"Adesso i ragazzini, già prima dell’adolescenza, si ritrovano a dover gestire due vite: quella reale e quella virtuale – ha spiegato Pellai – Anche per questo oggi abbiamo adolescenti con il peggior indicatore di salute mentale mai stato rilevato. I genitori iperprotettivi non hanno aiutato: hanno cresciuto i ragazzi sotto una teca di vetro, senza scalfitture, rendendoli così molto più fragili.

Oggi sono tanti coloro che hanno un attacco di panico prima di un compito in classe. Non era mai successo prima: dover ricevere un voto è sempre stato poco piacevole per tutti, ma fino a qualche anno fa era ritenuto normale, un compito si affrontava senza particolari disagi".

"Adesso cade il mondo addosso, sicuramente anche per la presenza del registro elettronico che invia ai genitori il voto in tempo reale. Questi dati non sorprendono - spiega - già dieci anni fa avremmo dovuto prendere delle decisioni, cambiare rotta, ma non lo abbiamo fatto".

"Fino a qualche anno fa, la gente durante un viaggio in treno o in aereo leggeva un libro, adesso riempie il "tempo vuoto" scrollando lo smartphone o guardando uno schermo. Scelgono l’esperienza più facile - aggiunge Pellai - Se un bambino inizia a piangere, gli viene subito dato un telefono per farlo calmare".

"I bambini imparano così a non essere più connessi con il loro stato interiore - ha concluso lo psicoterapeuta - Imparano fin da piccolissimi a soffocare il loro dolore, la loro frustrazione. Un disagio che sembra scomparire, ma che rimane".

Giulia Prete