L’arcivescovo di Lucca, Paolo Giulietti, ha scritto una lettera aperta alla portavoce del Toscana Pride 2024, Monia Marcacci, che quest’anno si tiene a Lucca, il 7 settembre.
"Avendo preso visione della Sua dichiarazione sul programma del prossimo Toscana Pride – scrive Giulietti – che avrà luogo a Lucca sabato 7 settembre, ritengo di dover esprimere alcune considerazioni a nome della Chiesa cattolica di Lucca. Innanzitutto intendo manifestare vicinanza e solidarietà a tutti coloro che subiscono ingiuste emarginazioni: ogni persona ha diritto ad essere rispettata e accolta, secondo il perenne messaggio del Vangelo e il magistero del Santo Padre; discriminazione e violenze verbali o fisiche non hanno alcuna giustificazione, tanto meno religiosa. Possiamo senz’altro desiderare insieme una società libera da forme di odio legato a pregiudizi razziali, religiosi, relativi all’orientamento sessuale o di ogni altro genere. La stessa consonanza – va avanti Giulietti – esprimo circa la richiesta della pace, al di là delle soluzioni politiche prospettate, per tutte le popolazioni colpite dalla guerra, in Medio Oriente come in Ucraina e nei tanti paesi della terra dove si moltiplicano le vittime innocenti".
Giulietti, poi, si esprime anche circa la piattaforma rivendicativa in campo legale del Pride. "La posizione della Chiesa – spiega l’arcivescovo – espressa in diverse occasioni dalla Cei, è sufficientemente chiara: le leggi attuali sono sufficienti per tutelare le persone rispetto agli atti di odio o di violenza e alle discriminazioni; prima ancora dei desideri degli adulti, va tutelato il “superiore interesse” dei bambini di conoscere i propri genitori biologici e di crescere con un papà e una mamma, negato da talune forme di procreazione assistita, dall’adozione a single e coppie omogenitoriali e dalla pratica dell’utero in affitto; il giusto sostegno da offrire alle persone con problemi di identità di genere, soprattutto in età infantile e adolescenziale, non può consistere nell’assecondare acriticamente e prematuramente delle percezioni di sé che possono essere collegate con problematiche diverse e in molti casi venire superate con l’età".
"Per tali ragioni – chiude Giulietti – la nostra condivisione della manifestazione e dei suoi obiettivi non può essere piena. Circa lo stile della medesima, auspico che la libera espressione di rivendicazioni personali e collettive, che è giusto abbia luogo in una società democratica, venga esercitata da tutti con attenzione per le sensibilità altrui e per questo possa essere accolta con empatia anche da chi non partecipa e non condivide".