Gli aiuti “sotto casa“. Proximity care per il diabete di tipo 2

Autogestione, sensori per il monitoraggio della glicemia e screening per tenere sotto controllo una malattia cronica molto diffusa in Valle.

Gli aiuti “sotto casa“. Proximity care  per il diabete di tipo 2

Gli aiuti “sotto casa“. Proximity care per il diabete di tipo 2

Offrire modalità nuove, facili da apprendere, e “sotto casa”, per affrontare e gestire, in collaborazione con i medici di medicina generale, il diabete di tipo 2, malattia cronica molto diffusa in Garfagnana e Media Valle del Serchio, aree interne della provincia di Lucca: è l’obiettivo di una linea di azione all’interno di Proximity Care, il progetto pluriennale proposto dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa con il finanziamento della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca. La proposta è rivolta a tutte le persone adulte con diabete di tipo 2, qualunque sia la gravità della malattia e la terapia a cui si sottopongono, non incide sugli aspetti di cura farmacologica, ma offre strumenti per vivere con il diabete prendendosi cura della propria salute a 360 gradi.

A oggi sono 19 i medici di medicina generale della Valle del Serchio che hanno aderito al programma e lo stanno proponendo ai propri pazienti; sono 60 le persone con diabete di tipo 2 che hanno iniziato a febbraio 2024 con la prima delle attività, il percorso di educazione all’autogestione. Sono tre le attività proposte da questa linea di attività di Proximity Care, a cui le persone possono accedere scegliendole tutte o una parte. La prima attività prevede un percorso di educazione all’autogestione in gruppo, in collaborazione con l’Azienda USL Toscana nord ovest o “laici” (personale non medico o sanitario) formati, che ha come obiettivo di rendere la persona con diabete di tipo due capace di gestire la propria salute e capire come quest’ultima può condizionare la vita di tutti i giorni; si parlerà anche di temi come alimentazione, attività fisica, emozioni, automonitoraggio, visite di controllo. La seconda attività consiste nel monitoraggio della glicemia attraverso sensori da posizionare sul braccio, che permettono un controllo continuativo, di semplice gestione da parte del paziente e del medico di medicina generale, garantendo alla persona e al medico la possibilità di comprendere meglio quali fattori sono determinanti nella gestione della glicemia. La terza attività coincide con il controllo del fondo oculare mediante tecnologie all’avanguardia, semplici ed efficaci, disponibili in ambulatori vicino a casa.

Chi è interessato a partecipare può prendere contatto con il proprio medico di medicina generale e chiedere di essere parte del progetto. “Il metodo Stanford, usato per questi percorsi, si rivela molto efficace – dicono Silvia Pioli e Simonetta Lunardi, infermiere della Asl Toscana nord ovest impegnate con le colleghe Egle Bartolomei, Ornella Ferrari, Michela Scremin, Antonella Mariani - a condurre i primi percorsi di educazione alla autogestione della malattia - nel dare strumenti per una gestione quotidiana del diabete e permette un’esperienza professionale e umana molto bella“.