Lucca, 24 settembre 2020 - Sette arresti (ai domiciliari), 21 indagati e un sequestro da 5 milioni di euro: è il bilancio di un'operazione condotta dalla Guardia di finanza di Lucca contro la contraffazione, nello specifico in questo caso nel settore della pelletteria di lusso.
Nel mirino delle Fiamme Gialle una filiera completa del falso: dalla produzione alla commercializzazione di prodotti di pelletteria di pregio con famosi marchi contraffatti.
La rete criminale operava fra Toscana, Lombardia, Emilia Romagna e Veneto e curava tutti i passaggi della produzione: l’approvvigionamento di cartellini e confezioni varie, la lavorazione della pelle e la vendita, anche in negozi di lusso in Canada, Cina, Corea, Austria e Germania.
È stato disposto un sequestro preventivo per equivalente di 5 milioni di euro, nel corso delle attività sono stati sequestrati più di 50mila prodotti falsi e macchinari per la stampa su pelle.
I reati contestati ai sette arrestati sono associazione per delinquere, ricettazione, contraffazione, alterazione o uso marchi o segni distintivi ovvero di brevetti, modelli e disegni, Introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi. Le ordinanze di custodia cautelare, disposte dal gip del Tribunale di Firenze Giampaolo Boninsegna, sono state eseguite a Milano, Monza, Empoli e Firenze nei confronti di cinque italiani, un cinese e un coreano.
Gli accordi padre-figlio
Tra i ventuno indagati anche tre coppie padre/figlio: il promotore dell’associazione, originario di Empoli e domiciliato a Monza che, insieme al padre indagato, aveva i contatti con i fornitori delle materie prime come il pellame; un padre indagato e il figlio arrestato per la fornitura dei semilavorati; infine un altro padre indagato, che curava le spedizioni all’estero insieme al figlio arrestato. Dalle intercettazioni è emerso che i figli prendevano accordi telefonici fra loro e, successivamente, i genitori ultrasettantenni, sperando di non destare sospetti, si incontravano di persona per finalizzare lo scambio della merce. Altri soggetti avevano compiti meramente esecutivi come l’assemblaggio e la consegna dei prodotti.
I prodotti all'estero venduti a prezzi stellari
La commercializzazione in negozi di lusso in Canada, Cina, Repubblica Popolare di Corea, Austria e Germania avveniva a prezzi elevati perché i prodotti venivano venduti come originali.
Le spedizioni verso l’estero avvenivano mediante l’utilizzo di documentazione fiscale e doganale falsificata. Nel corso delle indagini più volte la merce già imballata e pronta per essere spedita veniva bloccata all’aeroporto di Milano Malpensa e sequestrata grazie al tempestivo intervento dei militari della Guardia di Finanza. All’interno dell’organizzazione era poi prevista una figura che si occupava di creare società all’estero, in particolare a Londra, che servivano per far arrivare i pagamenti estero su estero e a far poi transitare il denaro in Italia, su conti correnti che venivano rapidamente svuotati mediante prelevamenti al bancomat.
Le multe Covid
L’associazione criminale non ha interrotto le attività neanche durante l’emergenza sanitaria, infatti sono state elevate numerose sanzioni amministrative a molti degli indagati, in quanto si spostavano senza valido motivo durante i divieti imposti per ridurre il rischio di contagio.
Il sequestro
E' stato disposto un sequestro preventivo per equivalente dell’illecito profitto, riconducibile all’intera organizzazione, quantificato in 5 milioni di euro: otto immobili, un terreno, trentatré conti correnti, disponibilità finanziarie, quattro auto e quattro moto.
Le griffe coinvolte
Nel corso delle indagini, durate oltre un anno e mezzo, sono stati sequestrati complessivamente più di 50mila, 500 metri quadrati di stoffa delle più note griffe dell’alta moda italiana e internazionale tra cui Gucci, Hermes, Louis Vuitton, Chanel, Prada, Yves Saint Laurent, Givenchy, Dior, Céline, Balenciaga e Ferragamo, oltre a macchinari per la stampa su pelle.