SILVANA IANNACCONE
Cronaca

Il Gran Maestro Guidi racconta la Massoneria a Lucca

La storia, le attività, i membri e le regole: viaggio nel cuore della Loggia

Gianluigi Guidi

Lucca, 6 settembre 2016 - Gianluigi Guidi è Maestro Venerabile della Loggia Francesco Burlamacchi all’Oriente di Lucca, una delle cinque logge lucchesi appartenenti all’obbedienza del Grande Oriente d’Italia (GOI). Quando si parla di massoneria spesso, lo si fa sottovoce, è un argomento che resta per molti avvolto da un alone di mistero. A Lucca, la massoneria si apre al mondo “profano”. Ne abbiamo parlato proprio con Guidi.

Cos’è la massoneria? La massoneria ha origini storiche, sicuramente antiche. Alcuni la fanno risalire alla tradizione templare, tant’è che esiste proprio anche nella ritualità e nello svolgimento dei nostri incontri un riferimento chiaro, anzi ci sono diversi riferimenti chiari a discipline antiche. La massoneria moderna è una cosa diversa perché, mentre la massoneria storicamente nasce come corporazione di mestieri, prevalentemente rivolta ai muratori che in realtà erano gli scalpellini che avevano contribuito in maniera rilevante e con conoscenze profonde alla fondazione delle cattedrali Gotiche, a un certo punto, le corporazioni che erano tenute a mantenere il segreto sulle tecniche di lavorazione, si aprono al mondo esterno. Partendo prevalentemente dall’Inghilterra, s’incomincia a passare dalla massoneria operativa che era quella degli scalpellini che, a vari livelli esattamente come sono i livelli di passaggio all’interno dell’istituzione, si apre appunto al mondo della cultura, al mondo che sta emergendo e che non è soltanto il mondo della nobiltà, ma è anche il mondo di quello che diventerà l’imprenditoria, di quello che diventeranno i mercati che già nei secoli scorsi avevano una dimensione europea. Di fatto la massoneria è quella che ha scritto la Costituzione italiana, la Costituzione americana. Se c’è una cosa che si chiama Onu è perché i massoni di tutto il mondo hanno voluto un’organizzazione di questo tipo. Il fondatore degli Scout è stato un nostro fratello, Walt Disney era un nostro fratello.

Perché lei ha deciso di far parte della massoneria? La curiosità nasce da quando ero molto giovane. Mia madre, che era sarda, aveva studiato presso i salesiani, aveva quindi un’impronta rigidamente cattolica. Da ragazzo quando studiavo il Risorgimento, mi diceva che a Cagliari c’erano questi signori, distanti dal suo modo di pensare e dalla sua cultura ma, che erano sempre estremamente disponibili. Durante il periodo della malaria e comunque anche durante la guerra c’erano dei medici sempre disponibili. Teniamo presente che durante la guerra le logge erano tenute in piedi in modo clandestino perché ritenute fuori legge. Queste persone erano palesemente massoni e mia madre me ne parlava in senso anche di riconoscenza. Di lì mi era scattata la curiosità ma nulla di più. Nel frattempo ho approfondito l’argomento leggendo quel poco che riuscivo a trovare, in realtà se si è estranei alla massoneria è difficile trovare testi adeguati. Comunque iniziai a studiare un po’ di queste cose su quello che si trovava sui cavalieri templari e un po’ di letture particolari che, se pur non si parlava di massoneria si parlava di percorsi interiori. Se prendiamo Coelho pur non essendo etichettabile come lettura che si fa in massoneria, comunque nelle sue opere lancia dei segnali molto chiari sulle difficoltà del percorso che vanno affrontate individualmente e collettivamente. All’interno delle logge c’è sempre un confronto molto aperto, sincero ma soprattutto molto costruttivo.

E’ vero che nelle vostre riunioni si parla uno per volta? Si parla esclusivamente uno alla volta, cosa che se non venisse fatta potrebbe essere immediatamente penalizzata anche con un certo rigore, non si replica mai. Ossia, si può intervenire sull’argomento ma mai con il tono della replica, comunque mai più di uno per volta. Non si parla sempre, c’è il primo periodo che si chiama l’apprendistato, infatti, chi ne fa parte si chiama apprendista, in cui non si ha assolutamente diritto di parola. Per cui si allena, per un anno, due anni anche quattro anni a seconda di quanto matura, ad ascoltare. E’ una cosa che nessuno sa più fare.

Quali categorie professionali fanno parte della loggia lucchese? Un po’ tutte, tendenzialmente arrivano molti medici. Già la vita che fanno implica una certa coscienza sia umanistica che umanitaria. Non è così scontato, non tutti quelli che arrivano ce la fanno a completare il percorso anche perché il percorso non si completa mai. Simbolicamente quando si entra in un tempio massonico, si può vedere che il soffitto è sempre tinto di blu con le stelle. Questo per significare che ogni nostro incontro, ogni nostro lavoro, serve ad accrescere il tempio di una pietra ma, il tempio non si completa mai. Questo è valido anche per il percorso individuale di ciascuno di noi all’interno della massoneria. Non è che se si diventa Maestro Venerabile sia un punto di approdo, è di nuovo un punto di partenza. Ogni volta si ripropone un punto di partenza.

Quali sono i service che avete fatto per Lucca? La maggior parte degli aiuti in beneficenza che noi svolgiamo, è eseguita senza pubblicità, è una regola. Esiste uno strumento che si chiama “tronco della vedova”, si chiama così perché si riferisce al fatto che nella tradizione muratoria della massoneria operativa, nel momento in cui un operaio cadeva dall’impalcatura e moriva, gli altri fratelli facevano una raccolta per garantire alla vedova la sopravvivenza. E’ rimasta questa tradizione. Alla fine di ogni riunione ciascuno mette un’offerta nel tronco, secondo le proprie possibilità. Il tronco della vedova è in uso al Maestro Venerabile che, via via quando sa che c’è qualcosa, decide per quale situazione benefica donare secondo quanto è stato raccolto. Ad esempio, se c’è una famiglia che non ha possibilità economiche per un intervento chirurgico di un bimbo, in maniera del tutto silenziosa si fa arrivare il contributo. C’è invece tutta un’altra serie di cose che coincidono con una sorta di apertura che la massoneria da molti anni sta cercando di far passare, quali possono essere iniziative culturali in cui si parla di tematiche massoniche aperte anche la pubblico che noi chiamiamo “profano” e che servono anche ad avvicinare persone che possono essere interessate. Poi ci sono attività svolte nella nostra loggia che possono essere di natura strettamente culturale, prevalentemente musicale. In queste occasioni ci tassiamo all’interno della loggia e destiniamo di volta in volta o una cifra semplicemente all’ufficio del Comune che si occupa di emergenze sociali o direttamente, nel caso dell’ultimo concerto che abbiamo fatto, alle associazioni presenti sul territorio. Aggiungo volentieri che la massoneria su Lucca secondo me in se per sé come istituzione forse non è destinata a fare molte cose diverse da quelle che sta facendo. Mentre i massoni di Lucca, fanno e stanno facendo con uno spirito abbastanza rinnovato una serie di cose che magari sono legate alla propria professione.

Quanto conta a Lucca la massoneria? In quanto massoneria a mio avviso conta poco. Diciamo che però al nostro interno ci sono persone che invece hanno un ruolo abbastanza importante che non è condizionante rispetto a quello che è l’immaginario a volte distorto. Consideriamo che siamo abbastanza discriminati e la regione Toscana ha ancora tutta una serie di riserve sull’appartenenza. Molti primari sono stati nostri fratelli, gente in vista. Non aiuta essere massoni, anzi spesso diventa discriminante.

Non c’è segretezza ma riservatezza... C'è riservatezza. Questo è un obbligo che abbiamo e lo ricordiamo ogni volta alla fine dei lavori. Addirittura c’è riservatezza fra i fratelli. Se uno di noi non è presente una sera, non può telefonare il giorno successivo per chiedere di cosa si è discusso. Semplicemente all’incontro che segue, io farò leggere il verbale per cui si è sempre informati, però con i tempi e i modi che decidiamo noi. Probabilmente anticipo anche una sua domanda. L’ingresso in massoneria è ancora un ingresso complesso. Nel senso che ci sono tutta una serie di meccanismi dove si vuol essere sicuri che non ci siano carichi pendenti, che la fedina penale sia limpida e poi si assumono informazioni nel mondo esterno e ciascun candidato viene tegolato, cioè viene interrogato da tre diversi maestri con esperienza che più o meno capiscono i suoi intenti. Se una persona pensa di entrare in massoneria per fare carriera oppure per prendere delle scorciatoie, il novantanove percento non è accolto. Per essere accolto è necessario che tutti i fratelli della loggia siano d’accordo, se anche uno solo mette la palla nera alla richiesta, attende un anno.

Le donne sono ammesse? Le donne nel Grande Oriente d’Italia non sono ammesse, c’è un’associazione para massonica che si chiama le Stelle d’Oriente e che affianca spesso le logge e la massoneria nelle attività, soprattutto in quella filantropica. Però il loro ingresso non è previsto. Le Stelle d’Oriente sono presenti in tutta Italia e anche a Lucca. Il percorso è lievemente meno rigoroso. Normalmente una stella d’oriente viene proposta o perché è moglie di un massone oppure perché è amica di un massone. E’ un’associazione para massonica vicina al GOI in cui le donne non partecipano ai lavori di loggia. Mentre all’obbedienza di Piazza del Gesù, aperta da un po’ di anni alle donne, partecipano anche le donne. Le Stelle D’oriente dipendono sempre da un maestro massone, però hanno una loro gerarchia interna e s’incontrano fra loro.

Il vostro programma futuro per Lucca? Una delle regole fisse della massoneria è che l’appartenenza può rimanere segreta. Il giorno successivo di quando sono stato eletto Maestro Venerabile, sono andato alla DIGOS, mi sono presentato lasciando i miei recapiti. Io ho l'elenco dei miei iscritti che, ovviamente se richiesto, dovrei consegnare al responsabile della DIGOS o al Prefetto. Vige però un principio rigidissimo in cui io posso manifestare la mia appartenenza, ma, non posso dire se qualcun altro ne fa parte. Lo deve dire il diretto interessato perché, per i motivi che ho spiegato prima, spesso capita che la persona non voglia farlo sapere perché potrebbe diventare un problema sia per il lavoro sia nei rapporti sociali. Premesso questo, alla domanda cosa farete per Lucca, rispondo che una delle cose su cui da tempo stiamo lavorando, (aggiungo che io sono anche presidente di tutte le logge lucchesi, una presidenza che si limita alla gestione del tempio, manutenzione alle spese correnti e al buon funzionamento) in prospettiva, dovremmo andare verso una sorta di unione delle Logge anche negli intenti, quindi anche nel rivolgersi alla città, che si chiama Oriente, Oriente di Lucca. Tutte le Logge di Lucca apparterranno allo stesso Oriente e programmeranno tutte insieme le attività per il futuro, mentre attualmente è demandato all’iniziativa di ogni singola Loggia. Per cui, sulla nostra Loggia posso dire che continueremo ad intervenire su forme di beneficenza ma anche su diffusione della cultura. Via via ascoltiamo anche le proposte dal mondo profano quando si sente in dovere di farlo. Mentre a livello nazionale ci sono alcune occasioni tipo la festa della Repubblica o l’anniversario di Porta Pia, in cui a Roma spesse volte partecipiamo con le istituzioni alla celebrazione, a livello locale questo è un po’ più difficile. C’è questa voglia di uscire in maniera autorevole all’esterno che ha bisogno però di maturare all’interno dell’associazione. Noi non siamo mai per i tempi accelerati per cavalcare una singola situazione. Lucca sta maturando e si sta un po’ aprendo perché la crisi stessa ha generato altri tipi di riflessione.

La generale sfiducia nelle istituzioni ha determinato un aumento di appartenenti alla massoneria? In questi tre anni, anche i giovani, che si sono avvicinati lo hanno fatto soprattutto in virtù di una crisi di valori. A livello professionale una volta ti affermavi e comunque ti creavi i tuoi spazi e le tue convinzioni. Oggi in questa sorta di guerra fra poveri, in cui nessuno si risparmia colpi bassi, secondo me c’è un’esigenza invece di pulizia, di obiettivi condivisi e condivisibili che nel mondo profano non trovi. Noi cosa possiamo fare per la città e per la periferia della città? Sono mesi che lavoro per il rilancio del prodotto tipico della Garfagnana, ciò vuol dire che in termini etici e occupazionali continuo a fare quello che diciamo di fare in Loggia, lavorare quindi per il bene e il progresso dell’umanità. Cerco di applicarlo facendo una gran fatica, cercando di mettere insieme persone, non massoni, ma che sono disposte a mettersi in gioco, intanto denunciando delle storture laddove ci siano, farlo con franchezza e coraggio e di creare qualcosa che sia di diverso da quello che vediamo tutti i giorni. Cambiano le amministrazioni, cambiano i personaggi ma non cambia niente. Se è vero che la politica oggi è incapace di essere incisiva, è altrettanto vero che c’è tutto un apparato che è quello dei funzionari che son trent’anni che son lì e che gestiscono gare d’appalto, gestiscono quelle poche risorse economiche che ci sono e fanno un sotto Governo. Dico che nessuno denuncia questo con chiarezza e onestà. Uno dei compiti storici della massoneria è stato questo.