I carusi erano, nella Sicilia Ottocentesca, i figli della violenza e della prevaricazione. Bambini di seidieci anni venivano schiavizzati nelle miniere di zolfo per sedici ore al giorno. La loro taglia piccola era l’ideale per i bassi cunicoli delle miniere.
La loro vita era infernale; una volta picconata la roccia, le zolle sulfuree venivano portate a spalla in superficie; nessun carrello, nessun aiuto meccanico aiutava questi disgraziati.
Non solo: lo zolfo spesso creava un gas infiammabile chiamato grisù che, esplodendo, compiva vere stragi; famosa la strage di bambini a Gessolungo nel 1881 ove morirono decine di ragazzini. Nelle gallerie regnava la polvere ed il silenzio, unici compagni di questi disgraziati erano i topi, per loro molto utili perché quando iniziavano a fuggire era il segnale della presenza di gas infiammabile.
La paga era misera, il cibo scarso, rappresentato quest’ultimo essenzialmente da fichi essiccati, l’unica cosa che i baroni non lesinavano a questi disgraziati.
La Sicilia era ricchissima di ficare; i fichi venivano essiccati sui cannicci e distribuiti insieme a pane essiccato a contadini e minatori del tempo. Il motivo era semplice: non costavano nulla ed avevano un potere nutrizionale immenso. Il fico infatti è ricco in potassio e magnesio, minerali importanti ovunque ci sia un grande sforzo fisico.
Ora i fichi non li mangia più nessuno; a giorni ne avremo di freschi, ma rimarranno sugli alberi. Curiosità storica: il fico nell’antica Grecia era talmente apprezzato da essere vittima di furti continui nei terreni di produzione (ficare). Per prevenire questo tipo di furti fu creata la figura del Sicofante, (dal greco Sicon, fico, Phantei ...spiare) poliziotto privato ante litteram.