REDAZIONE LUCCA

I paesaggi malinconici ed espressivi di Codino

Benché nato a La Spezia, Niccolò Codino può considerarsi un artista lucchese avendo operato per decenni, come scultore e pittore, nella nostra città, dove morì nel 1989 alla bella età di 90 anni. Si era inserito così bene nel gruppo dei pittori di Lucca che ne aveva acquisito anche lo stile, se si può dire. Aveva insomma penetrato anche lui, inserendone la sua personalità, la “maniera“ del gruppo che prevalentemente applicava le regole del vedutismo. Ma Codino era anche scultore, iniziando a lavorare la creta e successivamente il marmo, fino al 1942 anno in cui decise di abbandonare la specialità artistica per dedicarsi interamente alla pittura, praticando diverse tecniche compreso l’affresco. Nel 1921 tiene la prima mostra di scultura a Lucca insieme a Raffaello Isola, uno dei migliori pittori del gruppo.

Nel 1937 espone con una personale nella sede dell’Associazione Professionisti e Artisti riscuotendo ampio successo, che gli dà la possibilità di passare da una pittura a pieno impasto a un pacato divisionismo, per poi approdare ad una sintesi delle due fasi. È il periodo di massima attività anche scultorea. Numerose le partecipazioni soprattutto pittoriche in tutta Italia che gli procurano importanti riconoscimenti. Prima di dedicarsi interamente alla pittura creò diverse opere scultoree che abbellirono chiese e cappelle, soprattutto nel cimitero monumentale. Ma a mio avviso sarà ricordato soprattutto per la pittura, per le opere di valore vedutistico, per i paesaggi, per certe nature morte e per i fiori che hanno abbellito tante pareti di importanti case.

Nicolò Codino è conosciuto prevalentemente come paesaggista che ritrae il vero con tonalità pacate e melanconiche seguendo il suo moto interiore rivolto all’espressione emotiva. Insomma un artista che, appartenendo al gruppo dei paesaggisti lucchesi, a suo modo lo ha arricchito con la sua espressività di indubbio spessore.

Mario Rocchi