MAURIZIO MATTEO GUCCIONE
Cronaca

Il 22 per cento rischia di cadere in povertà

I dati che emergono dal minuzioso studio che ha portato a stilare anche quest’anno il Rapporto, fa capire che il...

I dati che emergono dal minuzioso studio che ha portato a stilare anche quest’anno il Rapporto, fa capire che il fenomeno generale del disagio è costituito da epifenomeni che concorrono tra loro a determinarlo.

Il lavoro di relazioni inter istituzionali che vede la Regione Toscana capofila, porta alla luce ciò che esiste e le soluzioni per il contrasto. E dimostra, inoltre, che non esistono più oasi felici: perché le difficoltà si percepiscono ovunque, anche in quei territori in cui, un tempo, il disagio non emergeva.

Ci sono alcuni dati che devono fare riflettere; li tratteggia il direttore della Caritas di Lucca Don Simone Giuli e, tra i relatori del Rapporto, li evidenzia Nunzia De Capite, sociologa di Advocacy di Caritas nazionale: il 23% di chi si rivolge alla Caritas, lavora; e ancora, una persona su sei che oggi è povera, viene da una famiglia povera. Infine, con poca allegria, il 22% delle persone rischia di cadere in povertà. Una situazione sulla quale, forse, oltre la riflessione occorrono i fatti, che tradotto significa politiche mirate. Perché se è vero che la povertà è multidimensionale, allora significa che gli interventi devono essere diversificati. Certo, i conti devono rimanere in ordine, ma una società che vede peggiorare le condizioni di vita, non può immaginare un orizzonte sereno. I dati toscani, a fronte di altre regioni, possono incoraggiare a proseguire politiche che contemplino il riconoscimento di coloro i quali hanno bisogni impellenti: la casa, la sussistenza, la cura, il lavoro. Ma tutto ciò non può che inserirsi in un contesto nel quale si lavori, anche, per fare uscire dallo stigma chi è in difficoltà. Una questione di visibilità, di riconoscimento comune. Poi la politica, fondamentale, che ha il compito di trovare le risorse necessarie per abbattere le cause che determinano vecchie e nuove povertà.

Maurizio Guccione