
Fanno rabbrividire i numeri sulle violenze ai danni degli operatori sanitari. Nel periodo che va dall’1 giugno 2013 al 31 dicembre 2021, le aggressioni hanno interessato per il 5,2% gli Oss, il 40% gli infermieri e l’8% i medici. Il 76% delle vittime sono femmine, il 22% maschi. Le aggressioni sono state effettuate dagli stessi pazienti nel 29% dei casi, dagli accompagnatori il 67% e da altri nel 4%. Le aggressioni sono avvenute nelle sale di attesa, bolla e pre-triage nel 50% delle volte, in ambulatori nel 20% , al triage nel 9% dei casi e nei corridoisale di attesa nel 21%. A essere fonte di aggressioni, sono per il 27% i tempi di attesa nel periodo pre-Covid, salito poi al 40% con il Covid in corso. Le minacce sono di tipo esplicito nel 65% dei casi, che passano al contatto fisico nel 18% delle volte e il 2% ha visto l’uso delle armi. I dati forniti da parte del rappresentante dell’ordine dei farmacisti, Salvatore Ingrosso, parlano di un aumento esponenziale dei casi, spesso in situazioni in cui l’operatore non può avvalersi del supporto di colleghi, e dove la pandemia ha fatto registrare un ulteriore aumento delle aggressioni.
Mau.Guc.