“Il Covidde“. Un nuovo sonetto di Alessandro Meschi

L'autore racconta la sua esperienza con il COVID-19, dal timore di esserne contagiato al trattamento subito per curarsi. Una storia di paura, solitudine e speranza.

IL COVIDDE

Vando pensavo d’essemi salvato,

sempre prudente ‘on la mascherina,

dato ch‘un m’ero neanche vaccinato,

tra cap’e collo ariva la ciaccina:

positivo al tampone e polmonite.

‘Na tosse a soffocammi co’ ccatari,

scaracchi neri ‘ome l’antracite;

diciamo ch’enno stati cazzi amari.

E sempre solo com’un appestato.

“O more ‘l verme o more la creatura”,

diceano ‘n piazza al bamborin malato.

Per salvammi m’han fatto fa’ ‘na cura

ch’un elefante avrébbe massacrato;

è morto ‘l verme, ma ho avuto ‘na paura!

e son basotto e mezzo rintronato.

‘Un sento più l’odori, è stata dura.

E’ l torcino mi sorte ‘ncatramato.