LUCCA
Il dottor Domenico Manzione è il nuovo procuratore capo di Lucca. L’ha stabilito ieri pomeriggio il plenum del CSM con una votazione di 7 favorevoli e 6 contrari (per il pm di Pisa Giancarlo Dominijanni), a fronte anche di 9 astenuti. Una vittoria sofferta al “tie break“ per il magistrato, che sancisce comunque il suo ritorno a Lucca in qualità di procuratore capo, dopo una lunga carriera decollata proprio dagli uffici giudiziari lucchesi.
La decisione del plenum del CSM firma quindi finalmente la copertura del posto di procuratore capo che era vacante addirittura dall’ottobre di due anni fa, quando era andato in pensione il dottor Pietro Suchan. Manzione, che compirà 66 anni prossimo 10 agosto, dovrebbe entrare in carica a palazzo di Giustizia nel mese di settembre, considerando i necessari tempi tecnici per la pubblicazione degli atti.
A questa nomina si è arrivati dopo un percorso notevolmente travagliato, tanto è vero che in due occasioni si erano registrate a sorpresa fumate nere da parte del plenum, nonostante il parere unanime favorevole espresso nei suoi confronti dalla commissione. A pesare erano stati sostanzialmente i suoi trascorsi politici in qualità di sottosegretario in tre successivi governi, dal 2013 al 2018, e il legame di amicizia con Matteo Renzi. Lo scorso 14 gennaio la seduta del Csm si tenne addirittura lo stesso giorno dello “strappo“ di Renzi al governo Conte, con un esito negativo che non sorprese nesssuno.
”Un commento alla mia nomina? Per il momento preferisco di no, grazie...“. Insieme a un sorriso è l’unica dichiarazione che riusciamo a strappare a caldo al neo procuratore capo di Lucca.
Nato in Irpinia, ma ormai versiliese d’adozione,Manzione entra in magistratura nel 1983, prima come sostituto procuratore alla Procura di Monza. Nel 1988 arriva a Lucca, dove si impegna in numerose importanti inchieste, da quella sul delitto della “Circe“ della Versilia all’omicidio della prostituta albanese vicino a Villa Reale, a quelle sulla corruzione negli enti pubblici.
Nel frattempo approfondisce la propria cultura giuridica, pubblica oltre varie edizioni dei codici con alcuni docenti universitari di fama e nel 1999 viene applicato per due anni e mezzo all’ufficio legislativo del ministero della Giustizia come tecnico per l’elaborazione di leggi e decreti. Rientra poi a Lucca durante la direzione del procuratore capo Giuseppe Quattrocchi, cui è legato da grande amicizia.
Nel 2009 viene promosso e si insedia come procuratore capo alla Procura di Alba (Cuneo). Alla sua soppressione nel 2012 viene quindi nominato nel consiglio direttivo della scuola di formazione dei magistrati che ha sede a Roma e una succursale didattica a Firenze.
Nel maggio 2013 viene chiamato come tecnico nel governo di Enrico Letta a svolgere il ruolo di sottosegretario all’Interno con delega all’immigrazione, incarico che verrà poi confermato nei successivi successivi governi di Renzi e Gentiloni. L’esperienza governativa si conclude nel giugno 2018 con il ritorno in magistratura e l’inserimento in applicazione alla Corte d’Appello di Firenze, dove si trova tuttora.
Dopo il pensionamento del procuratore di Lucca, Pietro Suchan, dall’ottobre 2019, Manzione partecipa al concorso, Grazie ai suoi titoli, ai vari incarichi ricoperti, alla notevole esperienza e alle edizioni dei codici con i professori Chiavario, Padovani e Marzaduri, si piazza saldamente in testa alla graduatoria del concorso. Sembrava una strada in discesa, ma già nel settembre 2020, tre consiglieri di Palazzo dei Marescialli fermano tutto: troppo recente e rilevante il ruolo politico ricoperto. Manzione viene dunque rinviato a una nuova valutazione della commissione che di nuovo lo propone come prima scelta per il posto di Lucca. A gennaio, come detto, il nuovo stop “politico“. Quindi si arriva a una terza indicazione di preferenza, a maggioranza, ratificata ieri dal plenum. Non sono da escludere ricorsi, visto il clima, ma adesso il posto è suo.
Paolo Pacini