Un momento di riflessione molto diverso dai colori, le luci e l’atmosfera tipica di Lucca Comics&Games. I giorni precedenti alla grande manifestazione sono stati contraddistinti dalle polemiche legate al conflitto tra Israele e Palestina e il patrocinio del festival da parte dell’ambasciata israeliana in Italia.
Tra le defezioni di alcuni artisti, ZeroCalcare su tutti, e i gesti di solidarietà di altri, è stato organizzato ieri nell’auditorium di San Romano l’incontro “Raccontare la Guerra“.
Dal Medio Oriente all’Ucraina, dal Sudan fino all’Africa dimenticata, per arrivare alle migrazioni. Cosa può fare il mondo della cultura quando vittime innocenti, guerra, massacri, e grandi esodi irrompono nelle nostre vite in tutta la loro lacerante drammaticità? Cosa fare per interpretare l’informazione e agire nello scenario in cui ci troviamo? Questi i temi affrontati da Simonetta Gola, la direttrice comunicazione di Emergency, Mario Marazziti, autore de “La Grande Occasione. Viaggio nell’Europa che non ha paura” Comunità di Sant’Egidio, Agnese Pini, direttrice di QN La Nazione, il Resto del Carlino, Il Giorno e Tito Faraci, autore e curatore editoriale per Feltrinelli. "Abbiamo deciso di venire come Emergency per parlare di pace, a livello trasversale – spiega Gola – Crediamo che sia un tema da affrontare sempre di più, evitando di polarizzare tematiche importanti come queste. Le vittime sono sempre vittime, e questo messaggio deve essere chiaro a tutti. Un contesto come quello dei Comics è molto importante per mandare certi messaggi".
"Un grande problema quando si parla di conflitti è che si semplifica sempre tutto – dice Marazziti – Gli artisti possono veicolare messaggi, ma non sono condottieri. Il popolo dei Comics ha grande empatia, e serve l’empatia per le vittime sempre e comunque. Disarmiamo il nostro linguaggio".
"I Comics sono per larga parte di chi li anima e li vive – ribatte Faraci – Siamo arrivati a creare una situazione complicata per tanti artisti, che hanno deciso di non esserci. Io ho scelto di esserci anche per mostrare il mio dissenso, a differenza di altri che hanno fatto scelte diverse".
"L’arte riproduce ed esprime i sentimenti di un artista. Si può legittimamente scegliere di non partecipare e fare così una scelta politica per trasmettere un messaggio. Ma io sono molto dispiaciuta – conclude Pini – per l’assenza dei fratelli Hanuka (israeliani, autori del poster del Festival 2023). Credo che sia questo il vero cortocircuito. Non hanno fatto una scelta politica o artistica, ma hanno avuto timore del clima che si era creato, che è molto peggio, e di rischiare di essere strumentalizzati. Ecco, questa ritengo che sia una sconfitta per l’arte".
Iacopo Nathan