di Tommaso Strambi
Alle ultime elezioni amministrative ha associato il suo nome allo storico simbolo di Forza Italia. E non gli è andata male. Mentre altrove i consensi sono evaporati al primo sole primaverile (sotto questo diluvio, in effetti, l’estate sembra non arrivare mai) a Pietrasanta, la sua città, si sono fermati di un soffio sotto il 20 per cento. Mica poco. In politica e non solo. Del resto è qui che tutto è cominciato. Prima da sindaco e poi da senatore. Con un intermezzo di amarezze (proprio come quelle provate da Berlusconi nei suoi trent’anni sulla scena politica) e un ritorno da vincitore. Un risultato non scontato e cercato con determinazione visto che proprio alla vigilia del voto amministrativo la ’rivoluzione’ della ’quasi moglie’, Marta Fascina, gli aveva preferito Marco Stella quale coordinatore regionale. Ma lui, da uomo di partito, seppur deluso, è andato a cercare voti. Uno ad uno. Con quel simbolo di Forza Italia e il volto di Silvio Berlusconi nei ’santini’. Perché la riconoscenza non è per tutti e solo in pochi sanno praticarla. Così oggi, il giorno dopo la morte di Silvio Berlusconi, Massimo Mallegni, non nasconde l’emozione "da devoto amico".
Quando ha conosciuto Berlusconi la prima volta?
"Come tutti, sapevo chi fosse da tanti anni, ma personalmente la prima volta che l’ho incontrato era il 6 febbraio 1994 a Roma, quando disse la ormai famosa frase alla prima convention di Forza Italia, “sono un pazzo che sta andando ad incontrare altri pazzi come me”. Io ero un giovanissimo presidente di Club, formato nel settembre del 1993 con Giuliano Urbani ed ebbi quell‘’opportunità. Fu una grande emozione. Poi ovviamente ci siamo visti ed incontrasti decine e decine di volte in trent’anni di lavoro assieme".
Com’era sul piano umano e sul piano politico?
"Il Presidente era la persona più cortese che io abbia mai incontrato. Un uomo affascinante per le sue straordinarie competenze, conoscenze e capacità. Nella mia vita non ho mai incontìato oltre a lui una persona cosi.
Una delle sue caratteristiche più spiccate era sicuramente la capacità di vedere il futuro, un uomo di visione impressionante con una lettura di ciò che accadeva senza precedenti. Quando 20 anni fa ci parlava del “pericolo” cinese molti di noi lo guardavano con disinteresse ma ha avuto ragione. Quando gettò le basi per portare la Russia nella Nato nessuno se lo sarebbe mai aspettato e potrei continuare per ore".
È mai stato ad Arcore o nelle altre residenze del premier?
"Arcore è ed era la residenza del Presidente e lì si svolgevano tutte le riunioni più importanti. Decine di volte ho varcato quel cancello ed ogni volta, anche da Senatore della Repubblica, avevo sempre una certa soggezione. Il Presidente ha costruito anche un altro importante luogo, Villa Gernetto, l’Università della Libertà, una cosa magnifica aperta a tutti per la formazione politica e non solo. Un altro luogo era ovviamente Palazzo Grazioli dove durante la settimana tenevamo le riunioni con i parlamentari".
Ha qualche aneddoto da ricordare?
"Il mio rapporto con il Presidente Berlusconi era innanzitutto cadenzato dal dovergli dare del Tu, ci teneva molto e tra noi c’era un feeling unico. Rimase molto colpito dalle mie vicende giudiziarie e ogni volta che ci vedevamo, anche pubblicamente ricordava il mio ingiusto percorso giudiziario. Per me era un Amico vero".
Berlusconi è venuto in Versilia per le manifestazioni politiche, il giorno dopo la strage ferroviaria, e per comprare i velieri Perini: sa se è mai venuto in via riservata per una vacanza?
"Il Presidente ha visitato tutta l’Italia e anche la Versilia e la lucchesia sono stati luoghi a lui cari. Ma la soddisfazione più grande per me è stata la sua visita per le elezioni amministrative a Pietrasanta per l’elezione del sindaco quando io ero candidato. Unica visita fatta in quell’anno dal Presidente in tutta Italia. Fui molto onorato di quel gesto di amicizia e gliene sarò per sempre grato".
Qual è il lascito politico di Berlusconi?
"Qui il discorso si fa complicato. Il Presidente aveva quelli che chiamava i “chiodi”, prima su tutti la Libertà in ogni sua accezione, una Giustizia Giusta, meno tasse sul lavoro, meno tasse per le imprese, aiutare coloro che stanno peggio. Inoltre un approccio moderato, popolare ed europeista nell’azione di Governo. Il problema però sa qual è? È che questa eredità non si tramanda. Finché c’era il Presidente ogni sua decisione veniva accettata perché consapevoli della sua lungimiranza ma da oggi in poi se vogliamo proseguire nel nostro percorso politico sarà necessario un confronto serio e profondo".