Mentre Lucca è sotto i riflettori per le riprese del film di Greenaway, un lucchese che non ha bisogno di grandi presentazioni – Alessandro Bertolucci – ha da poco finito di recitare all’interno di un film in uscita domani nelle sale cinematografiche. Si tratta di "Ennio Doris - C’è anche domani" sulla vita del banchiere italiano, fondatore di Mediolanum, scomparso nel 2021. Bertolucci interpreta Silvio Berlusconi. Forse il primo ad interpretare il Cavaliere dopo la sua morte.
Bertolucci, è vero che il ruolo di Berlusconi inizialmente doveva essere interpretato solo di spalle e che poi, dopo il suo provino, è stato deciso che avrebbe avuto un ruolo più definito nel film?
"Tutta la famiglia Doris quando ha visto il mio provino ha detto: “E’ lui!“. E pensi che quando ho mandato il provino ero in ferie in Croazia. Dalla vita in su avevo giacca doppiopetto, camicia e cravatta, mentre dalla vita in giù ero in costume da bagno! Per quanto riguarda Campiotti, il regista, lui stesso mi ha detto che la presentazione gli è piaciuta molto, gli è piaciuto il sorriso e ha detto: “Questo è giusto per fare Berlusconi“".
Come è stato interpretare il Cavaliere, soprattutto pensando che probabilmente è il primo ruolo dopo la morte di Berlusconi?
"La responsabilità che ho sentito è molto grande. Lo stesso Campiotti mi ha chiesto “misura“. Tante sono le parodie che si sono viste su Berlusconi, questa non doveva essere una parodia, doveva essere Berlusconi, quindi la reponsabilità era grande. Tra l’altro era scomparso pochi mesi prima. Bisognava portare in scena un personaggione con tutte le sue caratteristiche, un personaggio controverso. Una persona estremamente solare, estremamente vivace, molto generoso con tutti, quindi è stato divertente. Per quanto riguarda la preparazione del personaggio mi sono preso due mesi tra interviste, videointerviste per studiare l’accento, i movimenti... spero di esserci riuscito, mi dicono di sì, ma non tocca a me giudicare".
Lucca è sotto i riflettori per il film con Dustin Hoffman ed Helen Hunt mentre un lucchese è sotto i riflettori – però fuori Lucca – per un film che parla di due personaggi che sicuramente hanno avuto un ruolo concreto nell’Italia degli ultimi decenni. Cosa ne pensa?
"Io sono stato uno dei primi a credere in Lucca, sono lucchese da sempre, qualcuno dice “nemo propheta in patria“, ma nel mio caso non lo trovo nemmeno troppo vero. A Lucca riesco a fare grandi cose: ho la mia sala di doppiaggio, sto per aprirne un’altra spero nel comune di Lucca, anzi, colgo l’occasione per lanciare un sasso oltre la sponda per poter avere un dialogo con l’amministrazione comunale".
Cosa vorrebbe fare?
"Abbiamo vinto un bando, abbiamo la possibilità di aprire un’altra sala, mi piacerebbe poterlo fare proprio nel comune di Lucca. A parte questo, Lucca ha una storia di cultura e di arte talmente grande che è inevitabile che periodicamente escano dei personaggi culturalmente di rilievo – e non considero me stesso un personaggio di rilievo – ; si respira cultura, si respira arte, bellezza, quindi è ovvio che Greenaway abbia alla fine deciso di girare il suo film a Lucca. Come leggo costantemente su La Nazione, Dustin Hoffman ed Helen Hunt si sono innamorati della città. Difficile non innamorarsi di Lucca. Per quello che mi riguarda, mi sono sempre considerato al servizio di Lucca, non per nulla la mia casa di produzione – la Dublab – si occupa principalmente di produzioni esecutive sul territorio, peraltro in cantiere abbiamo tre film solo tra il 2024 e il 2025, un horror con un regista genovese, un film americano di cui ad ora non posso parlare e poi sono stato contattato da una produzione ucraina per girare un film. Lucca è... Lucca è... Lucca è Lucca!".
Domani sarà al cinema Astra a Lucca per la proiezione del film e poi risponderà alle domande del pubblico, giusto?
"Sarò al cinema Astra, invitato da banca Mediolanum che mi ha chiesto, nella persona del dottor Di Riccio, di essere presente alla proiezione. Penso ci sia la possibilità di porre l’accento su una persona che ha realizzato il proprio sogno in un periodo in cui, adesso, c’è bisogno di raccontare di sogni. Un periodo, quello attuale, con tante tristezze, cose brutte che accadono: vedere che qualcuno ce l’ha fatta, ma anche semplicemente riprendere in mano alcuni valori che appartengono al nostro Paese, proprio proprio male non fa".
Lei ha interpretato un Berlusconi giovane ed un Berlusconi più avanti con l’età. Quale la scena più complicata e quale la difficoltà nell’interpretarlo?
"Di Ennio Doris ce ne sono tre in base all’età. Io sono l’unico Berlusconi, dai 40 agli 80 anni. La prima cosa difficile nell’interpretare Berlusconi è stata quella di doversi adeguare al personaggio. Cioè, innanzitutto mi hanno diratato i capelli, fatto la tintura, mi sono studiato per due mesi e passa il suo modo di parlare, di sorridere, di stringere le mani. Poi tante scene sono comunque nate all’impronta, cosa che aggiunge un brivido in più. E’ stato difficile riuscire sempre a tenere il personaggio".
Mi racconta un aneddoto?
"Certo. Una notte, rientrato a Milano da Lucca, vado in camera, era molto tardi, mi sono addormentato e alle 3 mi sono svegliato di soprassalto urlando: “Oddio, l’ho perso, l’ho perso!!!“".
Cosa aveva perso?
"Avevo timore di aver perso il personaggio di Berlusconi e mi sono messo a riascoltare le sue interviste dalle 3 alle 5 del mattino. La cosa difficile è stata proprio riuscire a rendere un personaggio reale, peraltro assolutamente contemporaneo vissuto fino a pochi mesi prima; quindi un’impresa titanica sotto un certo punto di vista, però ricompensata dai commenti di tutti".
Cristiano Consorti