RAFFAELE
Cronaca

Il Papa visto da Savigni: "Meno orpelli, ma più fede. E attenzione alle persone"

Il Pontificato di Francesco analizzato dal docente di storia del cristianesimo "Credo che abbia sofferto per il poco dialogo con il patriarca di Mosca".

Papa Francesco è tornato alla Casa del Padre lunedì mattina alle 7.35. I suoi funerali saranno celebrati sabato in piazza San Pietro

Papa Francesco è tornato alla Casa del Padre lunedì mattina alle 7.35. I suoi funerali saranno celebrati sabato in piazza San Pietro

Savigni

Papa Francesco ha saputo coniugare la sensibilità ignaziana per la ricerca intellettuale con l’attenzione francescana agli ultimi, ai poveri, ai migranti, emarginati dalla “cultura dello scarto”.

Mi piace ricordare la sua rinuncia agli orpelli e la scelta di uno stile di vita semplice e la sua attenzione al Terzo Mondo, la cui espressione più significativa è stata il sinodo sull’Amazzonia; ma anche la sua attenzione al vissuto delle persone, spesso cariche di sofferenze, ed in particolare la sua vicinanza alle donne, agli anziani e ai bambini, alle vittime degli abusi sessuali, ai divorziati, agli omosessuali, ai carcerati.

Il suo magistero si è tradotto in diverse encicliche e lettere apostoliche; ricordo in particolare la Laudato sì, che ha posto i fondamenti di una ecologia integrale per affrontare la crisi ambientale, e la Fratelli tutti. Ma esso si è manifestato anche in occasioni informali attraverso i suoi gesti e le sue parole. Ho apprezzato molto la sua testimonianza nei momenti più terribili dell’epidemia, e il suo impegno per la pace e per il dialogo interreligioso, culminato nel 2019 nell’incontro con il grande imam di Al-Azhar, col quale ha firmato la dichiarazione di Abu Dhabi sulla fratellanza umana e l’impegno per la convivenza pacifica tra gli uomini di diverse fedi religiose.

Credo che abbia sofferto molto per non essere riuscito a costruire un dialogo fecondo col patriarca di Mosca dopo l’aggressione russa all’Ucraina. La crisi della presenza cristiana in Europa lo ha spinto a dare più voce (anche nella scelta dei nuovi cardinali) alle Chiese del terzo mondo, portatrici di un cristianesimo più semplice sul piano intellettuale ma spesso più autentico al livello della testimonianza evangelica (basta pensare ai nuovi martiri). Un aspetto fondamentale del suo pontificato è stato a mio avviso l’avvio del percorso sinodale: un gesto coraggioso che ha manifestato la sua volontà di attivare luoghi e momenti di ascolto del vissuto di credenti e non credenti, di lettura dei segni dei tempi e di elaborazione profetica. Le sue aperture hanno incontrato forti resistenze (da ultimo nella recente Assemblea sinodale) e non sempre hanno potuto tradursi in precise decisioni operative che superassero il centralismo romano e aprissero nuovi spazi di collegialità episcopale e di corresponsabilità effettiva tra presbiteri e laici.

Ma credo che la strada in direzione della valorizzazione dei ministeri di uomini e donne (compreso il diaconato), di un ripensamento delle funzioni dei presbiteri, di un rafforzamento del ruolo dei consigli pastorali (ai quali andrebbe riconosciuto un potere decisionale e non solo consultivo) sia ormai tracciata e che non si possa più tornare indietro.