
Marcello Somma è a capo della start-up proprietaria della tecnologia alla base dell’impianto e spiega il progetto dell’impianto che nascerà in un ampio progetto del Ministero con fondi Pnrr.
Tutti parlano dell’impianto di smaltimento di pannolini che sorgerà a Salanetti. Un’iniziativa di RetiAmbienti con fondi Pnrr dal Ministero dell’Ambiente per realizzare 12 strutture del genere in Italia. Da mesi chi si oppone al progetto ripete i proprio dubbi e le proprie perplessità, noi per capirne di più abbiamo incontrato Marcello Somma, ceo di i-Foria, la start-up proprietaria della tecnologia alla base dell’impianto, per cercare di capirne di più.
Ci racconti la storia di i-Foria.
"Ho lavorato 13 anni in Fater allo sviluppo del progetto di riciclo pannolini. Poi, tre anni fa ho deciso di creare una mia società, i-Foria, anche sull’onda dell’investimento del Pnrr, voluto dal Governo che prevede dodici impianti di riciclo pannolini in Italia. Il desiderio di trovare una soluzione ambientalmente, socialmente ed economicamente sostenibile al tema del fine vita dei pannolini era diventato troppo grande così come le sollecitazioni che mi arrivavano dall’esterno".
Che significa ‘fine-vita dei pannolini‘?
"E’ un tema centrale per tutti i gestori del servizio dei rifiuti solidi urbani. Pensi che 20 milioni di cittadini in Italia hanno accesso alla raccolta separata dei pannolini, ma poi - in assenza di una tecnologia di riciclo diffusa - gli sforzi sono sprecati, e questi rifiuti vengono mischiati al resto prima di finire in discarica. Inaccettabile".
Cosa proponete?
"Ho investito tutto in questa sfida per offrire, insieme al mio team, una soluzione migliore che consentisse di evitare che in Italia ogni anni tre discariche si formano, si riempiono di pannolini e si chiudono".
Quali sono i vostri rapporti con Coparm, la società che realizzerà l’impianto?+
Coparm è l’aggiudicatario della gara d’appalto indetta da Retiambiente, e possiede tutte le competenze tecniche, le certificazioni, la forza economica e le assicurazioni necessarie per affrontare una gara pubblica da 15 milioni e oltre".
Voi che fate allora?
"Coparm ha scelto la tecnologia i-Foria per realizzare l’impianto. Siamo legati da un contratto di licenza. Questo è il nostro modello: noi diamo la tecnologia, Coparm o altri costruttori fanno gli impianti previsti dal Pnrr per il riciclo pannolini. Perciò dire che i-Foria ha vinto la gara è inesatto".
C’è chi ha sospettato dei tempi dell’annuncio...
"Affermare che il nome sua venuto fuori con sospetto tempismo è improprio: il 24 marzo è stata pubblicata sul sito Retiambiente l’aggiudicazione della gara a Coparm (si veda i sito www.acquisti.retiambiente.it/tender/1452, ndr) il 25 marzo, quindi, abbiamo diffuso un comunicato per annunciarlo. Niente di più normale".
E allora può sintetizzare qual è la vostra idea di riciclo dei Pap?
"Vogliamo evitare che questi rifiuti continuino a finire in discarica come succede adesso ed evitare le tante emissioni climalteranti, i cattivi odori, il rilascio di microplastiche in catene alimentari. Per evitare tutto questo abbiamo sviluppato una tecnologia proprietaria, validata e originale, che consente da un lato di rispettare i criteri estremamente stringenti imposti dalla legge (Dm 62/2019) sulla purezza delle materie prime seconde, e dall’altro di minimizzare consumi energetici e impatto ambientale. Ogni tonnellata di pannolini riciclata invece che smaltita in discarica equivale a togliere 100 camion dalla strada che percorrono 5 chilometri, come dal centro di Capannori all’impianto di Salanetti. Anche per questo riteniamo che la nostra tecnologia possa essere considerata un vero vanto dell’economia circolare italiana".
Avete già ottenuto dei riconoscimenti?
"Certo. Negli ultimi due anni i-Foria Italia ha vinto il bando europeo Horizon, Cassa Depositi e Prestiti, attraverso il fondo Tech4Planet, e Mito Tech Ventures, dopo un attentissima due diligence, sono entrate a far parte del nostro capitale sociale".
Facciamo un salto nel futuro, siamo nel 2030...
"Grazie all’impianto di Salanetti, ogni anno più di 80 milioni di pannolini saranno riciclati e trasformati in materie prime seconde ad alto valore aggiunto invece che smaltiti pericolosamente e a danno dell’ambiente e della salute dei cittadini".
L’iter autorizzativo per l’impianto è ancora in corso, avete fiducia in un esito positivo?
"Siamo molto fiduciosi".
Come funzionerà Salanetti?
"L’impianto sterilizza i rifiuti (senza nessuna combustione) generando vapore con una caldaia equivalente a quella che sarebbe necessaria diciamo a cento persone. Terminato il processo di sterilizzazione il materiale essiccato viene trattato meccanicamente attraverso una serie di separatori per il recupero della fibra di cellulosa con polimero superassorbente e plastica".
In passato un analogo impianto fu realizzato nel trevigiano e a oggi risulta dismesso. Lei fu coinvolto nella progettazione e gestione, che cosa può dirci di quella esperienza?
"Si trattava di un impianto dimostrativo. Frutto di una partnership tra Contarina e Fater. Il progetto è terminato perché aveva raggiunto il suo scopo: dimostrare l’efficacia nel riciclo pannolini e nel riutilizzo delle materie prime seconde, come si può evincere dai contratti di vendita di Contarina stessa e dai report pubblici del progetto europeo Embraced, di cui faceva parte. Il successo dell’impianto dimostrativo è stato talmente forte che la sua conseguenza naturale è stato il Pnrr di cui si diceva all’inizio".
Quali sono state le conseguenza per Contarina?
"A dimostrazione dell’efficacia del progetto dell’epoca, Contarina, l’unica società che aveva avuto modo di sperimentare le performance dell’impianto, oggi ha rilanciato, aggiudicandosi anche essa il bando Pnrr per realizzare un impianto proprio come quello di Salanetti".
Lei che ruolo aveva?
"E’ stato detto impropriamente che io fossi il Direttore di Contarina. Non è così, io seguivo il progetto lavorando in Fater".
Perché secondo lei Capannori e la Piana lucchese presentano idonee caratteristiche per accogliere un impianto di questo genere?
"La Toscana, Capannori e la Piana di Lucca sono particolarmente votate al riciclo pannolini perché: in quattro anni, dal 2020 al 2024, la raccolta differenziata dei rifiuti a Capannori è cresciuta notevolmente passando dall’82,4 all’88,8%, la raccolta separata dei prodotti assorbenti per la persona usati è largamente diffusa sul territorio, un primato nazionale. Ben il 35-45% del residuo non riciclabile della raccolta domestica è costituito da pannolini , ben più del rifiuto tessile che rappresenta il 10-15. In Lucchesia c’è un tessuto enorme di aziende per il riutilizzo delle materie prime seconde a km-zero".
Esistono dei rischi per la popolazione residente nei pressi dell’impianto, a partire dalla questione delle emissioni e dell’impatto ambientale?
"Assolutamente no. Oggi i pannolini e i pannoloni usati sono trasportati in discarica con un costo sanitario ed ambientale non indifferente. La discarica bene non fa. A causa di emissioni climalteranti, inquinamento del suolo e delle falde acquifere, inquinamento dell’aria e cattivi odori, rilascio di microplastiche in catene alimentari. Numerosi studi di letteratura scientifica dimostrano che il riciclo di pannolini è ambientalmente preferibile, rispetto allo smaltimento in discarica o incenerimento".
Se realizzato, quali saranno le modalità con cui informerete la popolazione residente delle attività interne all’impianto.
"Noi siamo per la massima trasparenza possibile e della diffusione di notizie basate su solidi dati scientifici. Il nostro ruolo è fornire i dati scientifici al licenziatario della tecnologia Coparm e alla stazione appaltante. Siamo a disposizione dei mezzi di stampa, che invitiamo a promuovere la divulgazione di informazioni scientifiche basate su dati verificabili, poiché crediamo che la cittadinanza meriti di essere correttamente informata e di essere trattata con rispetto".