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Il professor Giulio Bernardi (Imt Alti Studi) durante uno dei suoi studi sul sonno
Sono numerose le scoperte che si sono succedute da quando Sigmund Freud con la sua opera fondamentale “L’interpretazione dei sogni” poneva la pietra miliare quale atto fondativo della psicanalisi. Studi e ricerche che da allora hanno consentito di fare progressi, indagare e conoscere meglio l’essere umano anche dal punto di vista clinico.
Lo studio pubblicato sulla rivista “Communications Psychology” e realizzato grazie all’apporto di Imt Alti Studi di Lucca, aggiunge interessanti esperienze su tutto quello che risiede all’interno della fase del sonno: ovverosia il sogno. Lo studio è stato svolto in periodo Covid dal 2020 al 2024 da IMT in collaborazione con l’Università di Camerino. Il campione era composto da 217 persone di popolazione sana e di età compresa tra i 18 e i 70 anni (116 donne e 101 uomini). Lo studio ha avuto la durata di 15 giorni: reclutate solo persone con regolari ritmi sonno/veglia, 6-8 ore di sonno a notte e nessuna diagnosi di problemi correlati al sonno o di altra condizione patologica. I partecipanti sono stati individuati con il passaparola e la diffusione di volantini virtuali e cartacei.
Autori degli studi sono la ricercatrice con Ph.D in neuroscienze e laureata in linguistica teorica e applicata Valentina Elce, e il professor Giulio Bernardi, ordinario di psicologia generale a Imt Alti Studi. A loro abbiamo chiesto di raccontare sinteticamente che cosa è emerso dalla loro esperienza. "Lo studio – spiega la dottoressa Valentina Elce – ha evidenziato la differenza sull’esperienza di ricordare il contenuto dei sogni; c’è da dire che tutti sognano, solamente che non lo ricordano e la differenza, che poi è uno dei pilastri della nostra ricerca, sta nel capire che cosa si stava sognando: esistono dei fattori individuali sul meccanismo che ci ricordiamo, dal ritmo sogno-veglia; abbiamo acclarato dal campione esaminato – prosegue Elce – che se il sonno è leggero e più lungo ricordiamo meglio perché è caratterizzato dalle onde corte che caratterizzano il ritmo cerebrale del sogno".
La ricerca scientifica condotta da Elce e Bernardi ha uno scopo ben preciso: "Siamo impegnati a indagare che cosa fa il cervello quando sogna – prosegue – sogniamo sia nel sonno Rem che non Rem ma sappiamo che nel sonno Rem è più probabile che si tratti di sogni più semplici da ricordare". Elce ci ricorda che la diffusa esortazione “dormici sopra”, ha in effetti una reale rispondenza scientifica: "Un meccanismo di consolidamento della memoria – conclude Elce – accade proprio agli studenti, per questo è importante andare a dormire senza stressarsi ulteriormente, magari prima di sostenere un compito a scuola oppure un esame".
L’affermazione di queste nuove conoscenze, va a vantaggio della ricerca per gli ambiti legati anche alla prevenzione e allo studio di condizioni patologiche organiche. "Lo studio del sonno e dei sogni – afferma il professor Bernardi – si evidenzia nella conoscenza di patologie psichiatriche e neurologiche; il disturbo comportamentale del sonno Rem, ci fa notare la perdita del blocco dei muscoli quando siamo a letto, quindi l’aggressività sviluppata che può ripercuotersi verso chi, a letto, è al nostro fianco, per questo l’analisi dei sogni è molto importante".
"Gli studi – prosegue Bernardi – servono inoltre per l’analisi delle coscienze fino a registrare gli incubi quali forme predittive della demenza; la ricerca – conclude il docente universitario – è utile anche in ambito forense e cruciale in quello medico come nel caso degli studi sull’anestesia". Maurizio Guccione