PAOLO PACINI
Cronaca

In aula i deliri di Seung: "Il mio blitz in Prefettura per la sicurezza Mondiale"

Il 36enne di Torre del Lago è intervenuto in videoconferenza al processo "Entrai di prepotenza per timbrare un dossier sulle armi e la guerra in Ucraina".

In aula i deliri di Seung: "Il mio blitz in Prefettura per la sicurezza Mondiale"

Alla fine il giudice l’ha assolto da un’accusa peraltro lieve, ovvero di aver utilizzato abusivamente timbri della Prefettura per autenticare dei documenti, dopo essere entrato di prepotenza negli uffici chiusi per Covid nel marzo 2022. Ma l’elemento più interessante del processo tenutosi ieri in tribunale a Lucca davanti al giudice Riccardo Nerucci è stato proprio l’intervento in videoconferenza dell’imputato, Gianluca Paul Seung, il 36enne di Torre del Lago che si trova in carcere con l’accusa di aver massacrato un anno dopo, nell’aprile scorso a Pisa, la psichiatra Barbara Capovani.

Per la prima volta da quando è stato arrestato come presunto responsabile di quell’atroce femminicidio, Seung ha infatti preso la parola in un’aula di giustizia, sia pure in collegamento audio-video, durante uno dei tanti processi a suo carico collezionati in questi anni.

Chi si aspettava una sola parola relativa alla sua attuale situazione di detenuto per un delitto così efferato è rimasto deluso. Seung ha invece colto l’occasione per alcune lunghe dichiarazioni spontanee sulla vicenda oggetto del processo lucchese, ma che illuminano bene anche il suo attuale stato di salute mentale. Era accusato di aver effettuato un blitz in Prefettura a Lucca il 7 marzo 2022, eludendo di prepotenza anche i controlli di una poliziotta viareggina all’ingresso. Lei lo conosceva ed era già finita nel mirino delle sue foto sui social proprio per i dinieghi all’accesso negli uffici. Alla fine accorsero anche i carabinieri e fu bloccato.

"Quel giorno ho sbagliato – ha dichiarato Gianluca Paul Seung – perché sono entrato di corsa in modo irruento negli uffici della Prefettura e ho timbrato alcune pagine del mio dossier, ma l’ho fatto per un motivo preciso che dovrebbe avere un’eco mondiale. Il mio obiettivo era consegnare il mio dossier di un centinaio di pagine e costringere la Prefettura e le autorità ad indagare su un traffico di armi che parte dal Medio Oriente e coinvolge l’Africa e la Russia. Avevo delle prove, ma in Procura non potevo più andare perché il 18 dicembre 2021 ero stato bloccato lì da una guardia giurata (da lui aggredita con pugni e calci, ndr) mi avevano vietato l’accesso con foglio di via. Lo stesso in Questura".

"Il mio scopo – ha proseguito Seung con tono serissimo – era far conoscere quel materiale e fermare la guerra già iniziata in Ucraina. Allora entrai negli uffici della Prefettura e timbrai il fascicolo in modo da obbligarli a leggerlo re farlo arrivare al Ministero della Difesa. Sono documenti scottanti che tutti vogliono tenere nascosti, per gli interessi legati al terrorismo e alle basi militari come Camp Darby a Pisa. Ma c’era in ballo la sicurezza mondiale...".

Insomma una cosa è certa: da quella sconcertante bolla complottista, che purtroppo inglobava anche la povera dottoressa Capovani, Seung non è mai uscito.