Lucca, 30 gennaio 2020 - Maglia nera della Toscana, ancora una volta. Quando si parla d’aria, c’è poco da stare allegri a Lucca e dintorni. La conferma arriva dalla presentazione avvenuta ieri a Firenze del dossier di Legambiente Mal’aria di Città 2020 in Toscana alla presenza del presidente regionale di Legambiente Fausto Ferruzza, del responsabile del settore Inquinamento Atmosferico per il cigno verde in Toscana Michele Urbano e del direttore generale di Arpat Marcello Mossa Verre. Un rapporto quanto mai attuale, visto che il nuovo anno si è aperto con molte città in codice rosso, Lucca compresa. E proprio la nostra città denuncia gravi problematicità, in mezzo a segnali positivi che arrivano da un po’ tutte le altre realtà.
"Il trend generale è in costante miglioramento - dichiarano Ferruzza e Urbano, rispettivamente Presidente e Responsabile del settore aria di Legambiente Toscana – e tuttavia permangono situazioni critiche estese nelle aree più assolate per l’inquinante Ozono (a Lucca, a Settignano, in Maremma); come permane una criticità storica per il PM10 nella stazione di Capannori e un’altra conclamata in Viale Gramsci a Firenze per quanto attiene invece l’NO2".
Proprio l’ozono è uno dei problemi da cui è afflitta la Piana di Lucca, a riprova del fatto che le criticità non arrivano solo dagli abbruciamenti e nei mesi invernali. In sostanza il contributo del traffico all’inquinamento rischia, allo stato attuale, di essere sottostimato.
A fronte di un limite previsto dalla legge di 25 giorni l’anno con una concentrazione superiore a 120 microgrammi/metro cubo (calcolato sulla media mobile delle 8 ore), nel 2019 sono state ben 5 le aree che hanno superato il limite dei 25 giorni: Lucca, con 44 giorni di sforamento, è nettamente in testa, seguita da Grosseto Maremma 37, Firenze Settignano 30, Montecerboli (PI) con 31 e Montale 29. Un primato a dir poco inquietante.
Il valore dell’ozono sulla stazione di Lucca Carignano, nel 2019, è stato il massimo per la Toscana. Che si somma ai dati decennali di Capannori sul Pm10, oltretutto in controtendenza rispetto alle altre zone della Toscana. Una situazione decisamente grave. Quali le contromisure proposte da Legambiente? Innanzitutto, il potenziamento del Trasporto Pubblico Locale, con le città che devono ripensare l’uso degli spazi pubblici adattandoli in funzione delle persone e non delle auto. E ancora: includere e integrare nei piani a competenza locale (come i Piani di risanamento dell’aria regionali o i PUMS comunali o metropolitani) misure che incidano anche sulle infrastrutture di carattere nazionale (autostrade, ferrovie, porti, aeroporti e interporti merci). Infine, la sensibilizzazione dei cittadini sul mercato dell’auto e l’incentivazione economica alla rottamazione dei veicoli più inquinanti e l’eliminazione dei sussidi alle fonti fossili per la climatizzazione domestica, con la diffusioe di nuove tecnologie come le pompe di calore. Fabrizio Vicenti
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