La casa per un senzatetto. Una storia a lieto fine

Grazie al Cisom un uomo che da 12 anni dormiva nei treni ha trovato una sistemazione

La casa per un senzatetto. Una storia a lieto fine

Un’immagine dell’arrivo in casa

È una delle tante – troppe – storie dei marginalità sociale e abitativa di una società che spesso fa fatica a includere. Ma questa volta, Mario (il nome è di fantasia) è riuscito a vedere la luce in fondo al suo tunnel. Una storia che ci viene proposta dal Cisom, il Corpo italiano di soccorso dell’Ordine di Malta con sede a Lucca. Mario lo descrivono come un uomo garbato che faceva il fiorista e che da 12 anni dorme sui treni, avendo perso il lavoro. Numerosi i tentativi di trovare un nuovo impiego, tutti andati male. Vive all’inizio con l’anziana madre e una sorella. Presto la madre viene a mancare, e per ragioni logistiche non può ospitarlo: diventa un senza tetto. Una vita difficile che tuttavia non scalfisce la sua dignità. Non può permettersi un’abitazione e allora arriva dapprima il reddito di cittadinanza e dopo il tam tam, l’appello a esprimere nei suoi confronti solidarietà. Manca ancora la soluzione, l’attribuzione di un alloggio. I Comuni di Lucca e Capannori lo supportano, accede alla graduatoria delle case popolari ma, essendo da solo e senza una condizione tale da prevederne l’accesso, non risulta averne diritto.

Il buio fa compagnia alla vita di Mario, svanisce una prospettiva tangibile, il sogno si frantuma. Poi qualcosa cambia: "Attraverso il servizio di Unità di strada coordinato dal Comune di Lucca – afferma Giuseppina, volontaria del Cisom – entra in contatto con le associazioni di volontariato che operano con regolarità sul territorio (Comunità di Sant’Egidio, Croce Rossa e CISOM – Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta) e riusciamo a stabilire la relazione empatica; creata la fiducia tra i volontari e Mario, inizia la ricerca per un alloggio".

Il contatto provvidenziale con la sorella – che assume il ruolo di garante per un affitto – e il Comune di Capannori, garantisce a Mario un contributo economico in attesa dell’imminente pensione. Poi la svolta grazie alla disponibilità della Fondazione Casa di Lucca per individuare l’alloggio. Finalmente una casa, dove Mario, quando entra, si stupisce affermando "quanto lusso, non me lo aspettavo". Quindi la firma dell’atto insieme alla sorella, e gli occhi che si illuminano: una percezione difficile da comprendere, se non dagli addetti ai lavori perché spesso la sfera dei diritti, a partire da quello per l’abitazione, spesso appare come cosa d’altri. "La reazione di Mario – conclude Giuseppina – ci ripaga ampiamente degli sforzi e del nostro impegno, ma ne vale sempre la pena".

Maurizio Guccione