La Chiara Francini che non ti aspetti: "La bellezza è comprendersi"

L’attrice e scrittrice alla Versiliana parlerà di solitudine e imperfezione ma anche di valori e sincerità umana

La Chiara Francini che non ti aspetti: "La bellezza è comprendersi"

La Chiara Francini che non ti aspetti: "La bellezza è comprendersi"

di Gaia Parrini

È una voce e un timbro inconfondibile, quello di Chiara Francini (nella foto), così come Forte, e Chiara, è la sua voce, e il suo spettacolo, autobiografico, che porterà domani sera, sul palco del Festival La Versiliana.

Forte e Chiara è il titolo del suo romanzo, e del suo spettacolo, di formazione, ma anche di vita. Qual è l’esigenza da cui è nato questo racconto?

"Dalla voglia di condivisione. Parlo di una vita straordinariamente normale e tutte le volte a fine spettacolo, c’è qualcuno che mi dice “parlava di me“. La storia parte dall’embrione della mamma, passa per l’adolescenza e arriva fino alla donna che vorrei essere, con riflessioni profonde ma allo stesso tempo comuni. Penso che scrivere un libro e fare teatro significhi fare qualcosa che si può condividere, e che non ci sia niente di più bello che dialogare con i lettori e gli spettatori".

Parla della sua vita, ma anche alle vite degli altri. È questo il segreto del successo dello spettacolo?

"Dipende soprattutto da questo. Perché, alla fine, siamo diversi ma credo che la bellezza della vita sia fatta per comprendersi unici e imperfetti. La più grande paura dell’uomo è la solitudine e non c’è niente che rinfreschi di più di essere compresi".

Forte e chiara è anche la sua voce, trasparente, sincera, tagliente, anche sul mondo circostante e sull’essere donna. Quanto è importante l’onestà per lei come artista, e di riflesso nella sua arte?

"La verità è il punto di partenza, ogni volta. Ho sempre cercato di dare il meglio in maniera molto sincera, perché per me non esiste un percorso di strategia, ma una verità che può essere a volte amara, come insegna Monicelli, ma che è un’unica modalità di abbraccio alla vita".

Quanto è rimasta di quella ragazza di provincia, da cui inizia lo spettacolo?

"Tutto, sono fieramente provinciale. Tutto quello che sono lo devo alla provincia, dove sono cresciuta, a Campi Bisenzio".

E la donna di oggi, invece, com’è, o come vorrebbe essere?

"Mi vado bene come sono, piena di imperfezioni, fragilità. Sono contenta di quello che sono: testarda, volitiva, fieramente e orgogliosamente una fuori posto".

Lei ha cominciato a fare teatro all’età di 9 anni. Se dovesse dare un consiglio alle bambine che sognano di fare teatro nella vita, cosa direbbe loro?

"Di studiare, guardarsi e capire quali sono i propri talenti e limiti, perché, lì nel mezzo, c’è la possibilità del loro successo, e della loro felicità".