Fu la lavorazione della seta, la prima arte nobile che Lucca ha avuto, già dopo il mille e che l’ha fatta conoscere sui mercati di tutto il mondo, grazie all’opera degli abili mercanti che fecero le fortune di tante Compagnie delle famiglie lucchesi più importanti. Nacque così una categoria numerosa di tessitori e lavoranti della seta che prosperò per secoli. Contemporaneamente, però, in città continuavano a svilupparsi altre attività che dovevano garantire la quotidianità nella vita del centro. Anime sole o ditte con pochi lavoratori che si occupavano di edilizia, di lavorazione del legno o del ferro.
Erano gli artigiani odierni, una categoria rimasta ai margini della società a lungo e dalla quale dipendevano i destini comunque di tante persone. Fu così che presto nacque l’esigenza di disporre di un organismo che li tutelasse, alla stregua di un sindacato di categoria sul quale riversare problematiche, riconoscimenti e aiuti. Fu proprio il tema della solidarietà di classe a convincere tanti artigiani ad unirsi per dar vita ad un organo di tutela che garantisse loro alcuni diritti fondamentali. Nacque così la Compagnia delle Sette Arti a Lucca che ricomprese gli artigiani appartenenti a sette categorie: fabbri, muratori, carratori o carrai, scalpellini, copritetti e i falegnami (suddivisi tra "stipettari" per l’arte fine e "riquadratori" per l’arte grossa). Fu la maniera per alzare la voce, per dire che c’erano anche loro, visto che la già esistente Corte dei Mercanti, si occupava solo di coloro che avevano un’attività commerciale. Ma in un’epoca in cui la povertà diffusa, rendeva meno pressante la concorrenza e alimentava invece la solidarietà di classe, la nascita di questa confederazione fu ben vista perché regolamentò le varie attività, prevedendo tutele e norme di comportamento.
La Compagnia si affidò a sette "Capitani", uno per ogni arte che aveva il compito di dirigerla e di far rispettare le regole, mentre le controversie tra i suoi appartenenti vennero demandate ad un Collegio composto da tre arbitri super-partes, con il potere di imporre con la forza della legge le proprie decisioni. Era compito della Compagnia fornire aiuti ai propri associati in difficoltà, provvedendo ad assicurare anche prestiti di denaro e di mano d’opera al bisogno e prevedendo anche una dote per le figlie dei propri associati.
C’era addirittura l’obbligo per gli associati di rimpiazzare gratuitamente e temporaneamente, un giorno per uno, il padrone di una bottega "concorrente" in caso di malattia di questi, per farne continuare l’attività e addirittura di sostituirsi al padrone stesso, in caso di decesso, per consentire ai suoi lavoratori di poter tirare avanti. Una Compagnia il cui nome è stato perpetuato grazie al nome attribuito alla via del centro che ne ospitò la sede dove ancora oggi sono visibili le insegne delle varie Arti scolpite dal maestro Antonio Pardini da Pietrasanta sui muri di una casa attigua alla chiesa di S.Ponziano, tra la via Santa Chiara e la piazza di S.Ponziano.