
Una delegazione dell’Arcidiocesi di Lucca, presieduta dall’arcivescovo monsignor Paolo Giulietti, si recherà in Giappone dal 4 all’11 settembre. L’occasione è data dal quattrocentesimo anniversario del martirio, avvenuto nei pressi di Nagasaki, del missionario domenicano lucchese Beato Angelo Orsucci (1573-1622). E proprio dall’arcivescovo di Nagasaki, monsignor Peter Michiaki Nakamura, la delegazione lucchese sarà accolta, ospitata e accompagnata a conoscere la storia del Beato Orsucci e dei tantissimi martiri cristiani di quell’area.
I cristiani in Giappone sono tutt’oggi una minoranza. La popolazione è in maggioranza shintoista e buddista. Fu il gesuita Francesco Saverio a introdurre nel Paese il cristianesimo nel 1549. Dopo un primo periodo di convivenza, le autorità locali e l’imperatore videro nella nuova religione un pericolo per il Paese e cominciò una feroce persecuzione con esili e uccisioni, sia di preti missionari che di giapponesi convertiti. I cristiani che riuscirono a rimanere in Giappone tramandarono la fede in famiglia, con piccole comunità, ma vissero nascostamente: è il fenomeno dei “Kakure Kirishitan” (Cristiani Nascosti) che, senza preti, coltivarono la fede nel Vangelo di Gesù per 250 anni. Recentemente la Rai ha mandato in onda il film “Silence”, che narra la loro epopea, ed è ancora visibile su Raiplay. Il fenomeno emerse dalla clandestinità solo nella seconda metà del 1800, quando il Giappone iniziò ad aprirsi e a tollerare anche la presenza di altre religioni.
Tra i missionari che portarono il Vangelo in Giappone c’è dunque anche un lucchese, nato nel Palazzo Orsucci, in pieno centro storico; sulla facciata in via Guinigi c’è una lapide che ne ricorda i natali. Il 10 settembre 1622, Angelo Orsucci, fu arso vivo vicino Nagasaki insieme ad altri preti e laici, tra cui donne, anziani e bambini. A 400 anni dal martirio la Chiesa di Lucca vuol ricordare la testimonianza missionaria di questo lucchese. Nel Novecento altri due lucchesi, in Giappone, sono stati missionari. Si tratta di Fedele Giannini (Castelnuovo di Garfagnana 1927 – Nirasaki 2002) e Allegrino Allegrini (Brancoli 1926 – Saga 2006).
Il programma del viaggio – di cui sarà dato conto anche sui social della diocesi – è finalizzato quindi non solo alla riscoperta della figura dell’Orsucci, visitando i luoghi della sua prigionia e del suo martirio e per conoscere il ricco patrimonio spirituale e culturale dei “Kakure Kirishitan” (Cristiani Nascosti), di cui molte espressioni materiali dal 2018 sono dichiarate Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Il viaggio sarà anche un’occasione di dialogo interreligioso e di pace. La delegazione visiterà il Museo della bomba atomica di Nagasaki, dove sosterà in preghiera. Incontrerà il monaco buddista Ide di Sainenji. Visiterà varie realtà ecclesiali che vivono da minoranza in un contesto complesso. L’occasione inoltre rafforzerà anche il legame “pucciniano” di Lucca con Nagasaki ove, come noto, è ambientata la Madama Butterfly: le autorità locali offriranno l’opera per la delegazione.
Della delegazione farà parte anche l’Università di Pavia, con la professoressa Olimpia Niglio (Facoltà di Ingegneria) che oltre ad aver insegnato in Giappone ha lavorato, per oltre quattro anni, nel gruppo di ricerca giapponese per la messa a punto della valorizzazione del patrimonio culturale del cristianesimo nascosto al fine di includere questi beni nella lista dei siti Unesco. La delegazione lucchese, oltre all’Arcivescovo prevede la presenza di don Daniele Ricci direttore ufficio diocesano pellegrinaggi, e Lorenzo Maffei giornalista (Toscana Oggi). Il prossimo anno una delegazione dell’Arcidiocesi di Nagasaki sarà accolta a Lucca.
A Lucca, il 10 settembre, data dell’anniversario del martirio, si terrà una commemorazione del Beato Angelo Orsucci, al mattino alle ore 10 sotto la lapide posta sulla facciata di Palazzo Orsucci alla presenza del Sindaco di Lucca. Nel pomeriggio – nel Salone dell’Arcivescovato alle ore 17 – ci sarà la presentazione della biografia sul Beato Angelo Orsucci, voluta dal Lions club Lucca Le Mura, scritta da Giovanni Macchia e edita dalla Maria Pacini Fazzi.