REDAZIONE LUCCA

La famiglia lucchese-ucraina ce l’ha fatta

Dopo l’appello virale, Massimo Mazzaccheri ha trovato alloggio in città, grazie alla Caritas: “Ora finalmente possiamo ripartire“

Ce l’hanno fatta. Massimo Mazzaccheri, originario di Lucca, da anni trapiantato a Kiev – dove aveva trovato lavoro e dove era scoccato il colpo di fulmine per Olena, diventata poi sua moglie – è tornato in città. Con i loro figli erano fuggiti dalla guerra. “Non mi hanno potuto reclutare sul fronte perchè sono ’over’, ho 67 anni, l’età ha anche i suoi vantaggi“, scherza Massimo Mazzaccheri a cui sorriso e buonumore non fanno mai difetto. Con i pochi bagagli di una vita, i figli Leonardo e Valerio e la gattina Mia, sono approdati ieri alle 14.30 alla stazione ferroviaria di Lucca. “Possiamo solo ringraziare la Caritas, ci hanno trovato un appartamento a Colle di Compito solo per noi, per quattro mesi – spiega Massimo, l’unico (per ora) a parlare italiano –. E’ il tempo sufficiente per sistemarci: mia moglie e i figli per prima cosa dovranno imparare l’italiano, così lei potrà trovare un lavoro e loro andare a scuola. Non sappiamo se potremo mai ritornare a Kiev, per ora facciamo finta che dobbiamo stare qua e ci organizziamo di conseguenza“. Il loro appello di ricerca di una casa a Lucca era diventato virale sui social. Noi lo avevamo intercettato e rilanciato per aprire un varco per il ritorno nella città dove Massimo frequentò il Liceo Vallisneri e dove ha ancora sua mamma, Giovanna Innocenti. “Abita a Altopascio accudita da mia sorella Patrizia che vive con lei. Non vede i nipoti da tanto, troppo tempo. Tra l’altro il 31 marzo sarà il suo compleanno e francamente non riesco a immaginare regalo più bello che il loro abbraccio, per lei ma anche per noi“. Fili che si riannodano, il calore degli affetti che lenisce, ricaccia indietro il ricordo delle sirene, la paura delle bombe, l’ansia per il domani.

“Siamo in contatto diretto con amici e parenti in Ucraina, sappiamo che le pause di questa guerra durano poco, al massimo tre giorni e si riavvertono scoppi e sirene – racconta Massimo –. Sappiamo che la nostra casa c’è ancora, che i genitori di Olena stanno bene, ma loro vivono lontano da Kiev, nelle campagne. Il problema è che là mangiare ormai ce n’è poco, l’acqua non è potabile, non lo è mai stata, ma non scende neanche più dai rubinetti, e non si trova sugli scaffali dei supermercati“. La famiglia Mazzaccheri guarda avanti, comunque, con un sorriso contagioso. “Anche ai nostri ragazzi cerchiamo di far vivere l’aspetto bello di questa avventura che ci è toccata, una fuga rocambolesca dalle bombe. Erano curiosi di vedere l’Italia visto che per metà sono italiani, anzi lucchesi. Noi cerchiamo di farli comunque divertire e per ora le cose vanno bene“.

Nella nostra prima intervista Massimo era stato chiaro: “Non faremo i profughi a carico di una società, vogliamo lavorare e non essere di peso a nessuno. Io ho lavorato a lungo come cuoco e cameriere, mia moglie è alla prima occupazione, ci si rimbocca le maniche e via“. Con una curiosa nota stonata che aggiunge oggi: “Per il popolo Ucraino c’è molta accoglienza, per me che ho passaporto italiano, qui in Italia, mi sono sentito rispondere: e quindi che vuoi?“.

Laura Sartini