Troppo perfetto, forse, per essere veramente apprezzato in vita, predicava una chiesa attaccata ai veri valori cristiani e alle antiche tradizioni per questo si attirò molte critiche e sospetti, che gli costarono un ingiusto allontanamento dalla diocesi a cui era alla guida. Ma il tempo e la morte gli hanno restituito una completa riabilitazione fino all’avvio del processo di beatificazione che lo ha fatto elevare al titolo di ’servo di Dio’. Papa Leone XIII lo chiamava il santo di Lucca mentre per altri era il ’Vescovo del Sacro Cuore’. Integerrimo, votato alla misericordia e al sociale in una società povera, occupandosi in particolare di fanciulli, emarginati e abbandonati dalla società e dalla famiglia, monsignor Giovanni Volpi ha lasciato nella nostra città un’eredità difficilmente cancellabile, che oggi resiste solo nel nome e nei ricordi. A lui, cresciuto nel rione di S.Maria Bianca a Lucca, dove potè celebrare la sua prima messa nel 1892 nella chiesina di Santa Maria della Rosa, si deve la fondazione della prima scuola serale per fanciulli, poi intitolata a Matteo Civitali.
Di famiglia agiata, anche se perse presto i genitori, investì tutte le sue risorse economiche e patrimoniali per la sua ’missione’. Così il palazzo materno di via dell’Angelo Custode, dove aveva vissuto a lungo, divenne la sede della sua scuola serale gratuita per combattere il diffuso analfabetismo, di cui fu per anni il direttore e insegnante e a cui devolvette anche la villa paterna a San Gemignano di Moriano. Uno spirito mai domo, premiato presto con la nomina a vescovo ausiliario di Lucca nel 1897 per affiancare l’ormai anziano e infermo vescovo monsignor Nicola Ghilardi. Tante cariche ricoperte nella diocesi lucchese tra cui anche quella di decano di San Michele in Foro che se gli valsero la stima e riconoscenza del popolo, gli attirarono severe critiche dai religiosi per la sua intransigenza. Un impegno coraggioso e tenace che portò avanti con fermezza e che non gli impedì di diventare il confessore spirituale di due future sante: Elena Guerra di cui appoggiò anche la fondazione della Congregazione delle Oblate dello Spirito Santo e Gemma Galgani, verso cui, inizialmente, mantenne un atteggiamento prudente, prima di un pieno riconoscimento delle virtù della giovane.
Monsignor Volpi si espresse anche pubblicamente sul comportamento che avrebbero dovuto avere i primi cattolici in politica, guadagnandosi altre critiche. Così, nel 1904, all’arrivo del cardinale Lorenzelli lasciò la diocesi lucchese per diventare vescovo di Arezzo, dove non ebbe una vita facile. Osteggiato dagli stessi prelati aretini, inviso anche a molti politici locali per essersi espresso a favore della neutralità in guerra, monsingor Volpi fu ritenuto filoaustriaco e fortemente contestato, costringendo il papa Benedetto XV nel 1919 a rimuoverlo dopo aver mandato un visitatore apostolico a verificare la situazione, per chiamarlo a Roma, dopo averlo nominato arcivescovo ed affidargli incarichi sempre più importanti e prestigiosi fino alla morte. Per i lucchesi, comunque, rimarrà sempre il fondatore del Ricovero degli Artigianelli, che oggi riposa nel Santuario di Santa Gemma.