MAURIZIO GUCCIONE
Cronaca

La lenta agonia del commercio. In 12 anni sparito un negozio su 4

L’analisi dei dati registrati in 122 Comuni italiani mette in risalto per la nostra città una diminuzione delle attività del 24,3 per cento e facendola posizionare al 51° posto nella classifica generale dei Comuni.

Continua la agonia dei negozi al dettaglio, foto di archivio

Continua la agonia dei negozi al dettaglio, foto di archivio

Se la crisi delle attività commerciali nei centri storici morde, la Confcommercio si preoccupa non poco. L’analisi dei dati registrati in 122 Comuni italiani, non fa dormire sonni tranquilli ai vertici dell’associazione di categoria.

L’ultima indagine pubblicata da Confcommercio e Centro studi Tagliaferri, restituisce nel periodo 2012-2024, risultati sconfortanti. Perché a Lucca tra gli esercizi al dettaglio, suddivisi per tipologia, si annota un calo del 24,3%, posizionando la nostra città al 51° posto nella classifica generale dei Comuni presi in esame. Un dato mezzano, migliore di altri sempre in Toscana ma non lusinghiero.

In mezzo c’è stato il Covid, certo, ma soprattutto una metamorfosi dei luoghi, delle abitudini, un cambiamento insomma.

Lo dice a chiare lettere il direttore toscano di Confcommercio Franco Marinoni: "Il tessuto economico ed urbano ne esce ovunque profondamente cambiato". E se Firenze, per la Toscana caput mundi, si posiziona al 65° posto, quindi “meno peggio” di tante altre, Lucca perde più attività. Un dato generale. Nel 2012 le imprese nel centro storico erano 397, fuori 635. Nel 2019 (stesso confronto) 357 e 564, nel 2024 317 e 486.

Certo, vi è la differenza per tipologia (che vedremo) ma la perdita è - seppure contenuta - netta.

In Toscana la città che va peggio è Pistoia. Meglio, Pisa, Siena e Prato. C’è quindi un problema di tenuta commerciale ma soprattutto di cambiamento. Una metamorfosi che andrebbe governata.

Prosegue Marinoni: "In poco più di dieci anni in Toscana ogni capoluogo ha perso in media un’attività commerciale su quattro, la flessione si è accentuata dopo il 2019, negli anni della pandemia, quando le fragilità del settore si sono amplificate".

A risentirne tipologie commerciali come i negozi di abbigliamento, librerie, edicole (lo abbiamo visto proprio qui a Lucca), giocattoli, articoli per la casa, negozi di alimentari. L’e-commerce, la globalizzazione, la sedentarietà, forse, fanno la differenza. Tra i segnali positivi quello della ricezione (a Lucca con segnali piuttosto contenuti e tuttavia livellati). Ma il direttore di Confcommercio Toscana, analizza i numeri anche secondo un altro profilo: quello sociale.

"La desertificazione commerciale non è solo un problema economico – dichiara Marinoni – meno negozi significa meno servizi e presidi sul territorio, minore sicurezza e una qualità della vita compromessa, soprattutto nei centri storici e nei borghi; la sfida è promuovere politiche di rigenerazione urbana e sostegno al commercio locale, per evitare che le città perdano l’ anima".

Gli inviti ad acquistare in loco si sprecano, anche se il click è nelle nostre mani: invertire la rotta è invece il grido della Confcommercio.