Parlare di Comunità del cibo e dell’agrobiodiversità, significa riprendere in mano il futuro del nostro territorio, tutelando la riproduzione e il sostegno di tante specie autoctone. Ce ne parla Franca Bernardi che della Comunità della Garfagnana tira le fila e che sabato e domenica sarà presente all’interno dell’iniziativa organizzata dalla “4223” al Mercato del Carmine. Il suo è un ritorno alle origini, dopo una carriera di matematica a Milano, di nuovo in terra garfagnina a occuparsi di come tutelare il bene comune per eccellenza, quello che la terra dà.
"La Comunità del cibo della Garfagnana – spiega – è capofila di altre realtà analoghe come Amiata, Montespertoli e Maremma; tali Comunità nascono con la legge nazionale per la difesa e il sostegno delle biodiversità; all’interno si trovano i Custodi del cibo, coltivatori che si occupano, grazie alla loro attività, di mantenere in vita specie arboree e vegetali che per 5 anni vanno a sostenere la Banca regionale del Germoplasma". Bernardi spiega che le Comunità "non hanno forma giuridica, bensì possono avere qualunque forma; di fatto tutte le Comunità del cibo si sono strutturate e rappresentano associazioni di promozione sociale; siamo impegnati nella tutela del territorio – prosegue Bernardi – come dimostra l’esempio della Garfagnana impegnata con le razze autoctone della mucca e della pecora; allevamenti e coltivazioni in piccole zone e anche questo rappresenta una forma di salvaguardia del territorio".
Un lavoro importante per le specie locali, che impedisce la loro scomparsa garantendo l’agrobiodiversità che si fonde con il rispetto e la vocazione dei territori. "Il tipo di attività che ci siamo imposti – prosegue – rappresenta un autentico valore per il nostro territorio, in grado di attrarre giovani e imprese; l’esempio del piccolo paese di Cascio, racconta come con le “cresciolette” e la sua storica festa, questo paese abbia attirato nuovi abitanti rappresentando un luogo che non si spopola e un volano economico".
Maurizio Guccione