REDAZIONE LUCCA

La memoria che ci rende vivi. Maurizio Maggiani elogia il ricordo

Domenica pomeriggio la chiusura della mostra “Narciso meccanico“ con la presentazione del suo ultimo libro

Lo scrittore e fotografo Maurizio Maggiani ha vinto il Premio Strega nel 2005

Lo scrittore e fotografo Maurizio Maggiani ha vinto il Premio Strega nel 2005

CASTELNUOVO GARFAGNANA (Lucca)

Un evento speciale chiude la mostra “Narciso meccanico. Una fotocamera per specchiarsi“ di Maurizio Maggiani, scrittore Premio Strega per Il viaggiatore notturno.

Un’esposizione di foto dello stesso Maggiani che trova spazio nella Sala Suffredini di Piazzetta Ariosto e che è ampiamente dedicata al territorio con una sezione sugli scatti che nel 2006 furono protagonisti del suo volume “I luoghi dell’anima. Viaggio sentimentale in Garfagnana”.

La mostra, che rimarrà aperta fino a domenica, è una finestra sulla vita quotidiana e sul suo cambiamento, perché raccoglie le immagini di scuole, piazze, paesaggi e feste dell’Unità dal 1971 ad oggi, passando anche per l’alluvione dell’Emilia Romagna del 2023.

L’appuntamento è, quindi, per domenica pomeriggio alle 18 con il dialogo tra Maurizio Maggiani e la direttrice di QN La Nazione, Il Resto del Carlino e Il Giorno Agnese Pini; ad anticiparli sarà il saluto delle istituzioni con il sindaco di Castelnuovo, Andrea Tagliasacchi.

Il punto focale sarà sul nuovo libro dello scrittore spezzino “La memoria e la lotta. Calendario intimo della Repubblica” edito da Feltrinelli nella collana Scintille.

Un volume nel quale è forte il legame tra il ricordo e la libertà, così come con la democrazia. Un saggio, che è anche un diario perché colmo di aneddoti della sua vita. Ed è proprio in assenza di memoria che la vita non si può ritenere veramente vissuta.

Un libro che ripercorre la storia, prendendo spunto dal diritto romano, nel quale la damnatio memoriae, la cancellazione del nome e dell’esistenza rappresentava la pena più grave per tutti coloro che attentavano al potere statale, come dimostra la storia degli imperatori Geta e Caracalla. E che non si discosta molto da quello che fece Stalin in Unione Sovietica, eliminando nomi e biografie dei suoi avversari.

Questo volume, però, è anche un diario fatto di ricordi personali: "Io porto memoria, io ricordo. Sarà perché vengo dalla piccola gente apua, così sperduta e barbara da non aver avuto una lingua scritta - scrive Maggiani -. Tutto ciò che della mia gente è rimasto nella Storia è stato scritto da chi ci ha conquistato e asservito". E ancora: "Sarà perché tutto questo va ricordato giorno per giorno, passo per passo, respiro per respiro, che io del portare memoria me ne sono fatto una passione".

E dopotutto, anche la mostra fotografica che si chiude, è segno di memoria, stavolta visiva, di un passato che ci forma.

Lorenzo Ottanelli