MAURIZIO GUCCIONE
Cronaca

La pala di “Sano” Ciampanti Un tesoro da far tornare a casa

L’opera commissionata nel 1498 per la cattedrale di San Martino è oggi di proprietà della galleria Moretti

La pala di “Sano” Ciampanti Un tesoro da far tornare a casa

di Maurizio Guccione

Si tratterebbe di un auspicabile ritorno a casa quello della pala d’altare raffigurante San Girolamo e San Giuseppe con il sacerdote Clemente di Antonio Andrucci. Un’opera attribuita ad Ansano detto “Sano” Ciampanti, originariamente facente parte delle opere custodite all’interno del Duomo di Lucca che, dicono gli esperti, parla il linguaggio intenso dell’espressività meditativa dei suoi personaggi e della forza del colore. L’opera era stata commissionata al giovane artista Sano Ciampanti espressamente per la cattedrale di San Martino nel 1498 e poi scomparsa. La pala è stata esposta fino alla fine di giugno presso la sede della Moretti Fine Art di Fabrizio Moretti a Montecarlo, dove ha riscosso un notevole successo e l’apprezzamento da parte del pubblico. Ma l’obiettivo principale dell’antiquario è quello di farla tornare in terra di Lucca. Pazienti e meticolose, inoltre, sono state le ricerche di archivio che hanno portato al rinvenimento del dipinto. Nonostante tutto, però, la strada da percorrere per il ritorno dell’opera a Lucca, sembra non essere stata imboccata.

"Sano Ciampanti, è la personalità artistica più interessante della Lucca rinascimentale, si contraddistingue per originalità e sapienza pittorica – ricorda Fabrizio Moretti – perché siamo di fronte a un artista profondamente legato al suo territorio, il Filippino Lippi lucchese: si tratta di uno dei suoi lavori giovanili più sorprendenti".

Così durante il periodo dedicato all’esposizione della pala d’altare a Montecarlo, i contatti con Lucca si sono intensificati, "con il primario obiettivo – ricorda Moretti – di riportare l’opera nella “sua” città". I contatti sono stati intrattenuti anche con la Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, come conferma lo stesso antiquario: "La pala ha suscitato grande interesse; Lucca è una città sofisticata ed è attenta a queste cose; abbiamo avuto interesse dall’estero ma il mio sogno è che l’opera torni a Lucca; per quanto riguarda la Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, una delle migliori di Italia – prosegue il gallerista – ente che ha sempre svolto un ruolo straordinario nel recupero del patrimonio artistico del territorio e che gode di tutta la mia stima, abbiamo avuto contatti, ma per ora la Fondazione ha deciso di soprassedere: avranno le loro giuste ragioni che naturalmente rispetto". L’ampia documentazione recuperata negli archivi della diocesi di Lucca, racconta che il dipinto fu commissionato per la Cattedrale di San Martino nel 1498. Il committente era un sacerdote, Clemente di Antonio Andrucci. Così l’opera fu collocata sull’altare di San Pietro in Vincoli che faceva riferimento alla cappellania dei Santi Girolamo e Giuseppe e rimase in cattedrale fino all’importante riallestimento in stile vasariano del 1595. Dopo questa data si perse ogni sua traccia fino a quando, a metà dell’Ottocento, entrò a far parte della prestigiosa collezione di dipinti del rinascimento italiano del reverendo Walter Davenport Bromley, a Wootton Hall in Inghilterra.