La protesta dei trattori lucchesi “Siamo a Roma, non molleremo“

Incitamento della gente lungo le strade: “Applausi al passaggio anche di notte, siamo commossi“. Ancora un ‘no‘ deciso alle politiche europee: ”Basta con i sussidi, serve una politica dei prezzi”.

Hanno viaggiato fino alle 2 di notte alla volta di Roma a bordo dei propri trattori, i mezzi alleati nel lavoro di ogni giorno e, ora, nella protesta contro le politiche comunitarie. Sono una quindicina gli agricoltori lucchesi che negli ultimi 10 giorni hanno fatto tappa a Capannori, poi il corteo verso Lucca, poi le giornate a Navacchio e ora sono approdati nella capitale, lungo la Nomentana, dove un “collega“ ha offerto loro 50 ettari di terreno per parcheggiare i mezzi. Aspettano di riunirsi, di essere di più, per poi eventualmente dar vita a un maxi corteo di trattori nella capitale.

In molti li sostengono. ”Non avrei immaginato – dice Alessandro Cassettari, titolare di una delle più grandi aziende di mais e cereali della zona – ma anche ieri alle 2 di notte a Cecina c’erano un centinaio di persone che ci aspettava lungo una rotatoria per accoglierci con un applauso incredibile. E anche quando siamo sfilati a Lucca uscivano dai negozi per incoraggiarci, mi sono commosso più di una volta“.

Le istanze sono le stesse per tutti: “Vogliamo salvare le nostre aziende e, contemporaneamente, la qualità e il km zero sulle nostre tavole. Ci tengo ai miei dipendenti, non voglio mandarli via. Non vogliamo diventare ricchi con il nostro lavoro, vogliamo un equo compenso. E che i prezzi dei nostri prodotti aumentino all’origine in proporzione a quanto sta aumentando tutto, carburante in primis, che non è mai arrivato a costare un euro“.

I prezzi dicono tutto. Le mele della Val di Non sono pagate al produttore 0.28 centesimi al chilo, mentre il consumatore le trova sul banco a 2.58 euro. I finocchietti? 30 centesimi al chilo per chi li produce, 2.50 euro per il rivenditore finale. Un chilo di grado è remunerato 20 centesimi a chi lo coltiva, un chilo di pane costa 3.50 euro. Il latte? 50 centesimi alla stalla, 1.80 euro al consumatore.

“Non ci sentiamo più tutelati dai nostri sindacati, da qui il motivo di una protesta che non ha bandiere. Ora per noi l’obiettivo è avere risposte dal ministro all’agricoltura e della premier Meloni. Se volessero, anche sul carburante, potrebbero fare. Invece ci stanno togliendo tutto: il contributo al seminativo ci è stato dimezzato, anche qui con l’ok dei sindacati da cui ormai non ci sentiamo più rappresentati“.

“Non si può produrre al prezzo della Ferrari e incassare come una Panda – è l’esempio di Cassettari – E non si può più assistere inermi ai sussidi assurdi per l’acquisto dei macchinari agricoli, mentre alcuni prodotti ‘ogm‘ che noi non possiamo coltivare vengono importati e venduti regolarmente“.

Laura Sartini