"La storia dell'Edificio Martinelli: il sogno ardito e la caduta di un emigrante lucchese in Brasile"

L'Edificio Martinelli a San Paolo, Brasile, simbolo del successo dell'emigrante Giuseppe Martinelli, fu un'opera mastodontica che sfiorò il cielo ma portò alla sua rovina durante la crisi del 1929. Un grattacielo di 30 piani, oggi ancora in piedi, testimonia la grandezza di un uomo e la sua caduta.

E’ stata a lungo la Torre di Babele del Brasile, un’opera ardita e infinita che sembrava non avesse mai una fine da raggiungere. Colpa di un progetto che fu più volte rivisto, puntando, forse, nelle intenzioni del suo finanziatore e ideatore, a raggiungere il cielo e a superare le nuvole, per creare qualcosa di unico, irripetibile e stupefacente. Se avesse manie di grandezza non è dato sapere, certamente, non voleva passare inosservato.

Quell’edificio doveva essere alto, il più alto e visibile, irraggiungibile come poi rimase per diversi decenni, un record di cui andare fieri. Ma inizialmente avrebbe dovuto avere le sembianze solo di un piccolo grattacielo o, se vogliamo, di un grande palazzo nella città brasiliana di San Paolo, partito per avere dodici piani e che, a forza di ritocchi e aggiunte, divennero prima 14, poi diciotto, venti e infine, addirittura trenta. A progettare l’"Edificio Martinelli", così come venne ribattezzato in onore del suo ideatore, fu l’ingegnere-architetto ungherese William Fillinger che dovette vincere la burocrazia e lo scetticismo generale che ne prevedeva velocemente il crollo. E dietro quest’opera, per l’epoca mastodontica, la più alta del sud America, c’era un emigrante lucchese, Giuseppe Martinelli di S.Donato che andatosene a poco più di vent’anni, "trovò l’America" in Brasile.

Fu una vera grande storia di successo ai primi del Novecento, per chi, partito poverissimo dalla terra d’origine, seppe rimboccarsi le maniche, affrontando duri lavori, prima di cominciare a fare soldi. Una carriera iniziata come macellaio e proseguita nel segno di un grande intuito e senso per gli affari con l’apertura di una prima ditta di spedizioni, e poi di istituti bancari fino all’avvio di una compagnia di trasporti navali di prodotti agricoli con l’Europa, la Llyod National che lo porterà ad avere a disposizione una flotta di ben ventidue navi-cargo.

Era già diventato uno dei più ricchi in Brasile, ma pur di realizzare il suo sogno nel cassetto, fu disposto a cedere ogni cosa e a reinvestire i soldi in un’opera che gli regalerà la notorietà e l’immortalità, ma che lo mandò sul lastrico, complice la grave crisi economica americana del 1929. Proprio in quell’anno, infatti, fu inaugurato il grattacielo che aveva raggiunto con i suoi 30 piani un’altezza di 105,65 m, aspettando i compratori degli oltre cento appartamenti extralusso costruiti e arredati in marmo di Carrara, ma la crisi economica spaventò i grandi investitori e per non chiudere in bancarotta nel 1934, Martinelli, a malincuore, dovette cedere il suo attico e l’intera sua creatura all’Istituto Nazionale di Credito per il Lavoro Italiano all’Estero del governo italiano prima che nel 1943 complice la guerra, l’edificio fosse requisito dal governo brasiliano.

Ma ormai Martinelli se ne era già andato a Rio de Janeiro con la sua ritrovata fortuna a costruire nuovi sogni. Ancora oggi, a San Paolo, l’Edificio Martinelli svetta e si fa notare tra tutti gli altri che nel frattempo lo hanno raggiunto e superato, come l’emblema degli emigranti lucchesi di successo.