MAURIZIO GUCCIONE
Cronaca

La terra di Fabio Ciconte. Il monologo “Che fine ha fatto Rosmarina?“: "Dobbiamo interrogarci"

A tu per tu con lo scrittore e ambientalista, firma di “Internazionale“, che parlerà di biodiversità stamattina alle 10.15 alla Casa del Boia.

La terra di Fabio Ciconte. Il monologo “Che fine ha fatto Rosmarina?“: "Dobbiamo interrogarci"

A tu per tu con lo scrittore e ambientalista, firma di “Internazionale“, che parlerà di biodiversità stamattina alle 10.15 alla Casa del Boia.

“Che fine ha fatto Rosmarina? Sulle tracce della biodiversità” per la regia di Carmen Vogani, è il titolo di un interessante appuntamento di Pianeta Terra Festival in programma stamani alle 10,15 alla Casa del Boia. Si tratta di un monologo di Fabio Ciconte (nella foto), scrittore, ambientalista e autore di importanti articoli su “Domani” e “Internazionale”, nonché co-fondatore e direttore generale dell’associazione“Terra!”.

Più andiamo avanti e maggiormente perdiamo biodiversità, così ne fa le spese il Pianeta e chi ci vive: che fare?

"È necessario interrogarsi. Noi ormai mangiamo le stesse cose che non sanno più di niente, e l’agricoltura produce in serie: queste cose dobbiamo saperle perché sono cruciali. Il 75% delle piante e dei frutti commestibili sono scomparsi per sempre, allora il punto è questo: si cominci a interrogare la politica, le aziende e tutti quei soggetti che devono responsabilmente prendere le decisioni; la politica, in particolare, deve assumersi questa responsabilità, senza fare retorica".

Lei sostiene che la tendenza è quella di gettare addosso al consumatore la decisione sulla scelta del cibo: intravede quindi una questione sociale?

"È abbastanza assurdo, perché vogliono far sentire in colpa i consumatori affinché siano attuati consumi consapevoli ma ci dimentichiamo che il 15% della popolazione ha i salari bassi: si lavori, quindi, affinché esistano redditi adeguati in grado di permettere a tutti la scelta del cibo giusto, migliore".

Lei è a capo dell’associazione “Terra!”, di cosa vi occupate?

"L’associazione nasce per trasformare i sistemi e renderli sostenibili; è nostra l’importante battaglia contro il caporalato e contro le aste a doppio ribasso; ci occupiamo anche delle politiche del cibo nelle città, come a Roma dove una nostra battaglia ha fatto sì che l’ente capitolino si dotasse di un “Consiglio del cibo” dove convergono 160 realtà, tra associazioni, sindacati e altri soggetti; questa esperienza dovrebbe essere esportata anche in altre città perché si basa sul confronto e la partecipazione".

Si parla anche di agricoltura sociale e di orti urbani: possono rappresentare un aiuto in termini di sostenibilità consapevole?

"Sì, tutto questo ha un senso e cito l’esempio attuato a Lampedusa dove la pratica degli orti urbani è stata trasformata con successo in un’azienda agricola; sono entità, poi, che rivestono una funzione sociale aggregativa".

Lei porta a spasso per l’Italia queste informazioni usando la forma teatrale del monologo: perché?

"Trovo in questo un linguaggio che serve a tenere insieme, in parte attraverso la leggerezza propria dell’esposizione che utilizzo, e avvalendomi anche di video; farò conoscere, ad esempio, l’esperienza della banca del germoplasma presente nelle isole Svalbard, in Norvegia e altri video interessanti".

Parliamo dei giovani, tacciandoli a volte immeritatamente di cattive pratiche dal punto di vista alimentare: è vero?

"Trovo che sia una bella generazione, il ruolo di un’auspicabile trasformazione è nelle loro mani; dobbiamo certamente aiutarli perché occorre la partecipazione, utile a far sentire la voce di tutti: un impegno corale per il futuro da non disattendere".