LAURA SARTINI
Cronaca

La terribile morte di Attila. "Un invisibile, ce ne sono tanti"

Viveva in una capanna a S. Concordio, sotto choc i volontari della Croce Rossa

La capanna dove è stato trovato morto Attila

Lucca, 4 aprile 2018 - Lo conoscevano un po' tutti. Magrissimo, sui 45 anni, parlava bene italiano con l’accento inconfondibile della sua terra d’origine, l’Est Europa. Mite, persino garbato. Era un «senzatetto» sui generis, Attila (pare fosse questo il suo nome). Chiedeva poco, otteneva molto dal quartiere, San Concordio. Qualcuno gli offriva una coperta, soprattutto nelle giornate più fredde, altri anche semplicemente un sigaretta, o un pezzo di focaccia. Ma a nessuno svelava il suo segreto, la capanna che da un anno e mezzo era diventata casa sua, che si trovava nei campi dietro a una corte vicina a viale San Concordio, dietro gli uffici della Cassa di Risparmio di Volterra.    Noi l’abbiamo trovata. Ci aveva portato un pò di tutto, sedie materassi, sacchi di vestiti, persino un forno a microonde e le posate: un cucchiaio, una forchetta, un coltello. E bottiglie di birra (vuote) in quantità. Il filo dei panni stesi, il fosso con l’acqua, le sedie «da giardino», persino le poltrone, i resti di una cena frugale, compreso il cartone del latte. Tutto è ancora lì, in mezzo al nero della cenere. Viveva così da un anno e mezzo, uno dei tanti «invisibili», presenze quasi inafferrabili che sfiorano appena la nostra vita. A un passo dalla civiltà, ma da essa lontani anni luce. Fino a lunedì sera, quando la capanna è andata a fuoco mentre lui stava dormendo sul materasso, per terra. Forse la cenere di una sigaretta, era un fumatore incallito, forse l’incapacità di reagire per via di una nuova sbornia. E’ morto carbonizzato, una fine atroce.

Nella corte vicina nessuno si è accorto. Forse da lontano qualcuno ha visto il fumo e ha avvisato i soccorsi, ma non è stato possibile salvarlo. Sotto choc i volontari dell’Unità di Strada della Croce Rossa che da tempo lo assistevano. «Una fine terribile per una storia tragica, come purtroppo ce ne sono molte – dice Cristina Cammili, responsabile dell’Area Sociale della Croce Rossa – . Stava spesso intorno al supermercato Eurospin, seduto per terra, a volte era all’Esselunga di San Concordio. Lo abbiamo aiutato come facciamo sistematicamente, due volte la settimana, con circa una ventina di senzatetto che vivono alla stazione, nella zona del Campo di Marte, lungo il fiume, negli spalti delle Mura. Gli portiamo i calzini nuovi, qualcosa di caldo da bere, coperte. Lui era stato un periodo anche al dormitorio, poi si era arrangiato a vivere in quella capanna a San Concordio».

Non era una sua scelta. A differenza di altri clochard, refrattari alla socialità, lui stava bene con gli altri. «Il problema è che a Lucca i dormitori non bastano – sottolinea Cristina Cammilli –, lo abbiamo fatto più volte presente al Comune. Aprono la Pia Casa solo nei giorni di gelo. E i dormitori della Croce Verde e del Gvai sono al completo. E’ poco. Per le donne, poi, non c’è soluzione, sono costrette a vivere per strada. Si parla, in totale, almeno di una ventina di persone, senza casa, senza lavoro, nella gabbia della solitudine. Invisibili: non si vedono o non si vogliono vedere».