
Domani 26 gennaio ricorrono 80 anni dalla battaglia di Nikolajewka, che concluse la tragica ritirata dell’Armata Italiana in Russia. Erano oltre duecentomila i militari italiani impegnati in Unione Sovietica lungo la linea del fiume Don, quando tra il dicembre 1942 e il gennaio 1943, vennero investiti dall’attacco delle unità russe. Anche dalla Lucchesia erano partiti, prevalentemente arruolati nella divisione alpina “Cuneense”, centinaia di ragazzi e ben 1313 non fecero ritorno a casa.
È uscito in questi giorni il saggio dello storico Andrea Giannasi che, grazie a numerosi documenti d’archivio – in parte inediti – ha ricostruito prima il viaggio e poi la vita nelle retrovie per meglio comprendere cosa vissero gli alpini, i fanti, gli artiglieri, gli autieri in Russia. In “L’altra Campagna di Russia” (Tralerighe libri editore) si parla dell’incontro con gli ebrei: "Le tradotte della “Cuneense” attraversano poi la Polonia dove predominano vaste praterie e immensi boschi, lasciano alle loro spalle Leopoli e giungono a Varsavia. Nella stazione sono addetti alla pulizia dei binari e delle carrozze uomini e donne giovani e vecchi, magri, deperiti, laceri, sporchi, con una grande “stella di Davide” di stoffa o di vernice gialla sulla schiena. Gli alpini vengono a sapere che sono ebrei, e scambiano qualche parola con loro fino a quando non intervengono rudemente le guardie armate tedesche".
E a proposito del viaggio era diffusa tra gli italiani l’idea di andare quasi alle manovre, come un viaggio d’avventura, come alla scoperta di un mondo nuovo senza il pericolo di una guerra. Tra incoscienza e impreparazione. Una volta stabiliti i comandi e posizionate le truppe i problemi si moltiplicano tra il gelo, i partigiani, i bombardamenti, ma anche la lotta ai topi. E poi le malattie e tra tutte quelle veneree. Un vero e proprio cruccio dei comandi.
Era forte la presenza di “prostitute clandestine”, mezzo di diffusione di gonorrea e sifilide, e scarsamente conosciute le pratiche igieniche. A pochi giorni dall’inizio della fine con la prima spallata sovietica al fronte centrale della linea sul Don, ancora i comandi diramavano dispacci contro "la prostituzione girovago-clandestina che più o meno è presente in tutto il territorio". Grazie a questo saggio si mettono in evidenza le mancanze, i problemi, la leggerezza e la superficialità di un esercito che mostrava debolezze e vuoti che portarono alla fine alla morte di novantamila soldati.