
L’inquinamento presente negli ambienti chiusi – case o uffici che siano – potremo combatterlo con l’utilizzo delle piante. L’argomento, dai risvolti interessanti e quanto mai attuale per la ricaduta a beneficio di ambiente e salute, è stato affrontato ieri nel corso di un convegno avente per titolo “Ambiente, inquinamento indoor e florovivaismo, ecco le piante mangia-inquinamento secondo la ricerca Ibe-Cnr”, tenutosi nella sala Mario Tobino della Provincia e promosso da Coldiretti Toscana, AssoFloro, Anci e Affi.
Ne sono emersi particolari di rilievo, soprattutto se si pensa che, ad esempio, l’edera appesa vicino a un computer è la pianta perfetta contro la formaldeide. Così come accanto a una stampante, assume un ruolo benefico la violetta africana. Piante come la dracena, il filodendro, lo spatifillo – capace di rimuovere quantità notevoli di acetone, metanolo, benzene e ammoniaca – o la gerbera, possono assorbire oltre l’80% di inquinanti indoor.
Queste, insieme ad altre, risultano essere le piante da interno “mangia-inquinamento”, secondo una ricerca condotta dall’Istituto di BioEconomia del Cnr presentata ieri in occasione del convegno. In occasione della giornata di studio, è stato firmato un accordo tra Coldiretti Toscana e Ibe-Cnr, utile alla divulgazione delle ricerche in ambito civile. Dal convegno sono emersi dati molto importanti.
Non solo perché si è ribadito che l’inquinamento negli ambienti chiusi è in natura; ma in correlazione a questo, è stata individuata nella presenza di 7900 aziende florovivaistiche toscane, e 1500 di esse nella provincia di Lucca, un’utile opportunità per una filiera tutta da sviluppare. La Versilia, ad esempio, è il principale polo produttivo italiano per ciclamini, begonie, aloe e stelle di Natale.
Tutte piante che concorrono con successo all’abbattimento dell’inquinamento negli ambienti chiusi.
"La partnership con l’Istituto di BioEconomia del Cnr – dice il presidente di Coldiretti Toscana Fabrizio Filippi – ci consente di sviluppare, basandoci su fondamenta scientifiche, progetti destinati a migliorare la qualità della nostra vita trovando risposte nell’attività dei vivai; ci sono grandi margini di crescita e nuove frontiere da coltivare di cui il vivaismo toscano può e deve essere protagonista".
Ed ecco che nelle case, uffici e scuole, oppure negli ospedali, l’impiego di varietà di piante può rappresentare uno straordinario strumento di sostenibilità e benessere psicofisico.
"Vogliamo portare questo approccio all’attenzione dell’ufficio scolastico regionale per introdurre nelle scuole questi magnifici filtri naturali – prosegue Filippi –; lo stesso faremo con Anci Toscana, con cui stiamo già dialogando, e con la Regione Toscana nella costruzione dei futuri bandi da finanziare: la svolta green è già nei nostri vivai".
Come sostiene la dirigente dell’Istituto di bioeconomia del Cnr Rita Baraldi: "Le piante non sono solo belle ma sono anche funzionali per il nostro benessere; rimanere spesso in un ambiente chiuso e spoglio diminuisce la nostra concentrazione rispetto ad un ambiente verde e colorato". Secondo gli studi, "le nostre case – conclude Baraldi – avrebbero bisogno di una pianta ogni due metri quadrati, anche se da sole non possono eliminare tutto l’inquinamento".
Maurizio Guccione