Le vittime sono al 70% donne. Tanti i medici che non denunciano: "La vera difesa è la prevenzione"

Dati allarmanti quelli rilasciati dalla Commissione pari opportunità dell’Ordine dei medici. Il reparto più critico resta il pronto soccorso, a seguire le aree comuni dell’ospedale e gli ambulatori.

Le vittime sono al 70% donne. Tanti i medici che non denunciano: "La vera difesa è la prevenzione"

Istruttori Ju Jitsu, il docente Lorenzo Conti e rappresentanti dell’Ordine dei medici (Alcide)

Gli atti di violenza sul personale sanitario purtroppo sono un fenomeno all’ordine del giorno. Rari gli episodi più gravi, più numerosi quelli più lievi che comprendono anche le aggressioni verbali, però ci sono e – come hanno affermato i medici presenti al corso – sono anche molti di più di quelli che arrivano agli onori della cronaca. Da sempre però l’Ordine dei medici, o perlomeno questo Consiglio, è stato sensibile a questo problema.

"In Italia siamo stati tra i primi ad aver organizzato questi corsi di autodifesa - commenta il presidente Quiriconi - . Siamo stati tra i primi anche a fornire ai medici di guardia medica dispositivi di allarme individuali, un progetto poi diventato continuativo con l’Asl. Oggi aggiungiamo un altro tassello a questo evento formativo in grado di conferire crediti a chi frequenta il corso e questa volta - prosegue - lo abbiamo arricchito con una parte destinata all’analisi dei comportamenti in modo tale da riconoscere i soggetti più inclini alla violenza. L’atto violento è sempre preceduto da una serie di atteggiamenti verbali e non verbali e dobbiamo essere in grado di riconoscerli. Non è bello da dire, e per i medici è sicuramente una situazione aberrante, ma non possiamo rimanere inermi di fronte a tutti questi fenomeni di violenza. A noi piacerebbe svolgere il nostro lavoro in pace, ma spesso questo è impossibile".

I numeri, infatti, sono veramente allarmanti: "Circa il 40 per cento dei medici ha denunciato almeno un’aggressione fisica nel corso della sua carriera, il 60 per cento quelle verbali - aggiunge Luisa Mazzotta - . Numeri alti, soprattutto se si considera che tanti medici non hanno mai denunciato. Nel 70 per cento dei casi ad essere vittime di violenza sono proprio le donne, per questo riteniamo importante la nostra presenza come commissione pari opportunità". Ma perché il personale sanitario viene aggredito così spesso? Alla domanda ci ha risposto Lorenzo Conti, riabilitatore psichiatrico e docente.

"Un medico - spiega - si può aggredire perché in preda a una condizione psichiatrica oppure in conseguenza a una sofferenza di un familiare, un parente o un amico. In Toscana, solo nel primo trimestre dello scorso anno, sono state registrate 89 aggressioni fisiche e oltre 300 aggressioni verbali. E sappiamo bene quanto possa costare anche una semplice imprecazione sul nostro umore. Il reparto più soggetto alle violenze è il pronto soccorso, a seguire l’area degenza, le aree comuni e gli ambulatori".

"Quello che insegneremo ai medici non sarà una vera e propria autodifesa - spiega l’istruttore, Luca Angeli - , ma un metodo per poter evitare lo scontro. Cercheremo di aiutare i medici consigliando loro cosa sfruttare con ciò che hanno a disposizione nel loro luogo di lavoro per evitare un’aggressione". La vera difesa, alla fine, è proprio la prevenzione.

Giulia Prete