La proposta del ministro dell’istruzione e del merito Giuseppe Valditara di reintrodurre lo studio della lingua latina nel ciclo della scuola secondaria di primo grado sta facendo discutere. Si tratta di un intervento che, per quanto riguarda il latino, vedrebbe la sua applicazione a partire dal secondo anno: la materia diventerebbe curriculare. Già in essere moltissimi anni fa, lo studio del latino alle medie inferiori fu abolito nel 1978. La proposta sta facendo discutere: l’idea del ministro Valditara, per il latino alle medie inferiori, è centrata su due capisaldi. Ovverosia sviluppare le competenze logiche e linguistiche e aiutare alla comprensione del lessico. Tra favorevoli e contrari, anche a Lucca c’è chi commenta le nuove linee guida ministeriali che riguardano, tra l’altro, anche altre materie come geografia e storia, con la prima incentrata sull’Italia e lo studio della Bibbia alla primaria.
"Ho insegnato tanti anni sia alle medie inferiori che superiori – afferma Pilade Ciardetti, oggi in pensione, ex preside a Viareggio, laureato in latino, docente alla Carducci – temo tuttavia che la proposta dovrebbe essere riformulata; lo dico senza nessun preconcetto ma proprio perché amo il latino, credo che dovremmo incidere maggiormente durante l’insegnamento dell’italiano. Il latino, insomma, dovrebbe essere il riferimento per tutti i docenti durante l’insegnamento della nostra lingua, dal momento che l’80 per cento delle nostre parole derivano appunto dal latino; allora l’etimologia, la semantica, sarebbero il filo conduttore e il latino sarebbe comunque presente perché citato come lingua dalla quale deriva l’italiano".
Ciardetti, dunque, ne fa una questione di metodo. Ma anche di utilità pratica. "Il rischio che corriamo (la proposta prevede un’ora a settimana e comunque non sarebbe obbligatoria, ndr) è che durante l’ora di latino, se questa fosse di nuovo introdotta, riuscirebbe a malapena a fare apprendere la prima declinazione del modello “rosa”; abbiamo invece bisogno che si arrivi alla radice latina attraverso un insegnamento della lingua italiana che ne tenga conto". Il latino, quindi, come una sorta di substrato per una comprensione consapevole della nostra lingua.
Non disdegna invece l’introduzione del latino alle medie inferiori, la professoressa Erika Stilli, docente (anche) di latino e greco al liceo classico “Machiavelli” di Lucca. "La conoscenza del latino – afferma l’insegnante – è importante perché aiuta nell’analisi logica, nella punteggiatura, nella conoscenza etimologica e semantica; l’italiano deriva da questa meravigliosa lingua e dunque conoscerne le basi, a partire dalle scuole medie di primo grado, può essere utile; tuttavia vorrei precisare che sono interessata all’introduzione del latino scorporando questo da un’idea dai riferimenti ideologici: conoscere il latino è utile per la comprensione della nostra lingua: ecco, non mi addentrerei oltre, lascerei fuori qualsiasi altro riferimento".
Conclude la professoressa Stilli: "Detto questo, i ragazzi che arrivano al liceo iniziano comunque a ricevere una formazione, per quanto riguarda il latino, che parte dalle basi; ribadisco che questa lingua è indubbiamente importante per conoscere l’italiano in tutta la sua struttura: vedremo se la proposta andrà avanti e come le scuole, attraverso l’autonomia, sapranno introdurla in modo da rappresentare un vantaggio".