Lo Ius Scholae, strada possibile “Più concretezza e meno ideologie“

L’appello dell’ex provveditore Donatella Buonriposi: “Occorre semplificare le procedure per la cittadinanza e pensare a una scuola nuova, così com’è non risponde più alle esigenze di conoscenza del mondo globale“.

Lo Ius Scholae, strada possibile “Più concretezza e meno ideologie“

Bambini di etnie diverse durante una lezione all’aperto (foto di archivio)

Sulla questione dello Ius Scholae serve “concretezza“. Questo l’appello di Donatella Buonriposi, ex provveditore agli studi Donatella Buonriposi.

“Attualmente l’immigrazione non sembrerebbe una priorità, almeno per alcuni politici – premette –Di problemi da affrontare nell’immediato ce ne sono tanti, è vero, ma pensare che l’immigrazione possa essere fermata è un’utopia. Il fenomeno va governato e il tentativo di impedirlo significa tentare di fermare il vento con le mani. Lo si può rallentare, ma è necessario governarlo e indirizzarlo in modo che ne possano derivare dei benefici per tutti e non solo problemi enormi come sta accadendo oggi. L’Europa in particolare si è dimostrata inesistente per individualismo e indifferenza“.

“Da noi – evidenzia Buonriposi – è prevalsa l’ideologia e l’eccessiva, insopportabile, burocrazia. Chi ha vissuto nella scuola per tanti anni ha visto il fenomeno crescere costantemente, con notevole accelerazione negli ultimi periodi, ha toccato con mano le difficoltà sociali e burocratiche che incontrano questi bambini. Sono molti i minori non accompagnati che arrivano nel nostro paese e per loro se c’è la possibilità di un pasto caldo e un letto per dormire, non possiamo dire altrettanto per ottenere un permesso di soggiorno che costa mesi interminabili di peripezie burocratiche per ottenere prima un’iscrizione a scuola, un inserimento nel mondo del lavoro o della formazione dopo. Per riprendere le redini della situazione si dovrà, ancora una volta, ripartire proprio dalla scuola, ma si dovrà ripensarla completamente a cominciare dal numero degli alunni previsti per classe e dai docenti precari“.

“Fin qui – prosegue la riflessione dell’ex provveditore – i vari governi che si sono susseguiti non hanno voluto metter mano ai problemi reali che affliggono studenti stranieri e italiani. Che ben venga dunque lo Ius Scholae. Riconoscere la cittadinanza italiana a bambini che frequentano un completo e obbligatorio percorso di studi ci aiuterà a far fronte non solo alla denatalità a cui noi italiani stiamo assistendo passivamente, ma ad una reale inclusione che ci risparmierà tanta burocrazia, che creerà forza lavoro di cui abbiamo tanto bisogno, che aiuterà a comprendere le fondamentali regole di civile convivenza perché motivate dal raggiungimento della cittadinanza“.