Palazzo Orsetti per 685 voti: è questa la differenza in numeri assoluti che ha separato Mario Pardini da Francesco Raspini e che ha consentito al candidato del centrodestra di divenire sindaco avendo convinto 16.920 elettori contro i 16.235 del concorrente.
Un margine quasi doppio rispetto a cinque anni fa, quando i voti che consentirono la vittoria a Alessandro Tambellini su Remo Santini furono appena 361 (17.453 contro 17.092), ma che conferma il sostanziale pareggio degli schieramenti nelle ultime due competizioni.
Una città, di fatto spaccata in due e che Pardini avrà il compito non facile di ricomporre: non a caso, tra le prime dichiarazioni del vincitore l’affermazione di voler essere il sindaco di tutti si è più volte ripetuta.
Interessante l’analisi dei voti rispetto al primo turno, partendo dal dato che i votanti sono passati da 37.148 (pari al 46,65 per cento degli aventi diritto) a 33.759 che corrispondono al 42,39 per cento del totale degli iscritti nelle liste elettorali. Un calo quasi fisiologico che avviene in ogni turno di ballottaggio, anche considerando che il candidato della sinistra Aldo Gottardo, forte del suo 2,73 per cento aveva invitato all’astensione e che all’interno degli schieramenti centristi più soggetti erano apparsi freddi verso entrambe le proposte.
Tra i dati che appaiono incontestabili, quello della diversa capacità aggregativa dei due sfidanti al secondo turno: Mario Pardini è riuscito, anche grazie a due apparentamenti con altrettanti candidati e al sostegno di altri due candidati, a incrementare decisamente i suoi consensi che sono passati dai 12.278 del primo turno ai 16.920 del ballottaggio: un saldo netto positivo pari a 4642 voti. Sulla carta, considerando gli apparentamenti e gli inviti al voto di almeno 4429 voti (603 Lista Civile, 860 No green pass, 213 Ancora Italia, 888 Centrodestra per Barsanti, 332 Prima Lucca Italexit con Paragone, 1533 Difendere Lucca), senza considerare che i voti dei candidati sindaco di queste liste sono stati persino superiori al primo turno delle sommatorie totalizzate dalle liste stesse.
A questi vanno sommati, ma il calcolo è pressoché impossibile, i consensi personali di Alberto Veronesi che si è speso per Pardini con convinzione pur non avendo potuto portare i voti in dote delle sue liste che hanno preferito indirizzare il proprio sostegno verso Raspini.
Per quest’ultimo, invece, il potere aggregativo al secondo turno è stato minimo: non è andato oltre delle dichiarazioni di voto favorevoli di Azione, +Europa e Italia Viva che appoggiavano Veronesi al primo turno, oltre a qualche sporadica manifestazione pubblica di voto di alcuni esponenti di altri schieramenti.
A conti fatti, i suoi 15.244 voti del primo turno sono cresciuti di sole 991 unità arrivando a un totale di 16.235.
Troppo poco per colmare il consistente scatto in avanti fatto da Pardini al secondo turno e grazie al quale è diventato il nuvo sindaco di Lucca.
Fabrizio Vincenti