di Fabrizio Vincenti
Si definisce, citando Dante, un "anzian di santa Zita", per ribadire il suo legame indissolubile con la città. E’ uno dei soci praticamente a vita della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, le cui sorti segue dall’inizio. Alberto Varetti, già presidente della Cassa di Risparmio, conosciuto professionista e docente è anche una delle voci critiche all’interno della Fondazione sul progetto per il recupero della Manifattura Sud che l’ente di San Micheletto ha proposto insieme a Coima Sgr.
"Mi pare chiaro che le mie riserve siano sul metodo. In altre parole avrei preferito che si attivasse una procedura di concorso di idee, oppure che si acquisisse il parere di un urbanista già noto per le sue realizzazioni. La Fondazione si incensa con il risultato del restauro di San Francesco e dintorni che, tuttavia, non è nemmeno paragonabile al primo. San Francesco è stato un restauro di un bene artistico-storico con mezzi illimitati e, poiché era bello di suo, è tornato a risplendere; la Manifattura - insisto - deve essere attualizzata e la Fondazione non ha esperienza per questo tipo di interventi e pertanto ha girato il tema a Coima. Quest’ultima ha esperienza di ‘rigenerazioni urbane‘, ma è obbligata a far sì che gli investimenti curati abbiano una discreta redditività, da ciò consegue che le sue legittime sensibilità sono diverse da quelle di una Fondazione".
Non è singolare la richiesta di avere in concessione un baluardo per 50 anni a disposizione di un privato?
"Sul punto ho criticato il progetto della passerella ipotizzata tra la Manifattura ed il Baluardo. Infatti, come altri hanno notato, il collegamento c’è già attraverso la Casermetta sopra Via del Pallone, e per me l’idea di appiccicare qualcosa alle Mura è inconcepibile. Quanto alla concessione del Baluardo, anche se è ovvio che lo stesso resterà fruibile al pubblico (non è una graziosa liberalità... vorrei vedere il contrario), la concessione è comunque un precedente, un vulnus da evitare. Altri edifici delle Mura urbane sono utilizzati da privati, ma con contratti di locazione o concessioni legati al loro restauro, comunque si tratta di edifici esistenti da secoli che il Comune deve naturalmente mettere a reddito".
Si parla molto degli investimenti delle Fondazioni: qualcuno sostiene che in questo progetto c’è una componente speculativa che stride con le storiche funzioni della Fondazione Cassa.
"Effettivamente c’è un problema del genere. Quando fu progettato l’intervento su S.Francesco la Fondazione dichiarò che questo avrebbe reso l’1,50%. Essendo curioso domandai come, e mi fu risposto che il restauro e la realizzazione delle residenze per gli studenti di IMT avrebbero consentito di risparmiare i canoni di locazione degli appartamenti che la Fondazione aveva locato per tale uso. Non ho mai visto un costo trasformarsi in una rendita, neanche con la pietra filosofale; successivamente, tenuto conto del costo dell’intera opera, il rendimento atteso scomparve e ne chiesi notizia, mi fu risposto che quando le Fondazioni fanno interventi di valenza pubblica su particolari beni culturali, storici, artistici possono prescindere dalla redditività degli stessi. Mi sono rassegnato a queste conclusioni, c’è sempre una risposta a tutto. Certamente, se la Fondazione "speculasse" effettuerebbe un’attività che non le è consentita, perché non può fare impresa, francamente non vedo speculazioni, vedo però l’assunzione certa di rischi a fronte di un rendimento atteso non in linea con i rendimenti immobiliari standard, tuttavia la Fondazione afferma che il rendimento sotto soglia deve essere integrato da quello virtuale connesso alla bonifica di un isolato problematico. Si ritorna quindi punto a capo, ma in questo caso il problema, almeno, è noto e come tale accettato dagli organi della Fondazione".
C’è poi chi sostiene che non sarà facile vendere una novantina di appartamenti in un mercato che pare già saturo.
"Il rischio non è solo quello di venderli, ma di venderli a soggetti che li utilizzino come B&B, non realizzando in tal modo il collegamento da me auspicato fra la vecchia Manifattura e la città".
Non le pare un po’ troppo stretto il rapporto tra Fondazione e Coima, considerando le cifre già investite nei fondi di investimento?
"Coima, già Ines Italia, è partner della Fondazione che l’ha utilizzata per altri investimenti immobiliari (Piazzale Italia, immobili in Livorno ex Leccio), attraverso l’istituzione di fondi chiusi. Come Sgr Coima è soggetta ad una regolamentazione rigida tipica di tutte le imprese che hanno a che fare con il risparmio. Penso che il rapporto non sia niente più di quello di un buon cliente rispetto al gestore del proprio portafoglio. Il fatto che questo rapporto sia stretto o largo dipende dalla forza contrattuale dei due partner".
In una sua dichiarazione pubblica sostiene di essere pessimista sull’epilogo di questa vicenda: da cosa deriva questo convincimento?
"Il mio pessimismo deriva dal fatto che la vicenda è in stato molto avanzato, dalla lettura del bilancio della Fondazione si legge che la stessa ha già sottoscritto 25 milioni di euro per il fondo di questo progetto ed ha compiuto scelte importanti, insomma - a mio avviso - sono già state prese delle decisioni strategiche. Se la pressione dell’opinione pubblica sul tema salirà è probabile che vengano effettuate alcune modifiche al progetto, ma lo stesso non sarà stravolto né, ritengo, abbandonato. La mia critica, però - e non tutti l’hanno colto - è sempre sul sistema: in altre parole, c’è un Consiglio di Amministrazione, c’è un Organo di Indirizzo, c’è un’Assemblea con 100 soci, possibile che questi soggetti la pensino tutti in modo identico a come la pensano il Presidente della Fondazione e Coima, o forse il fatto di sedere in questi Consigli e Assemblee spenge la forza critica di chiunque vi partecipi? Ho notizia del fatto che alcuni componenti dell’Organo di Indirizzo hanno avanzato critiche al progetto, ma sono in minoranza, nelle Assemblee solo una socia si è fatta sentire, per quanto mi riguarda intervengo spesso ma ho la sensazione di turbare la quiete pubblica, infatti nessuno si associa ai miei interventi che - poi - molti mi dicono di condividere".