"I prossimi anni saranno convulsi e a breve ci si deve attendere un consistente aumento dei prezzi dei prodotti": è l’analisi di Daniele Matteini, presidente di Confindustria Toscana Nord, dopo mesi di costi impazziti nel campo delle materie prime e dell’energia. Settori dove la speculazione, anche attraverso una serie di prodotti finanziari, sta facendo esplodere i costi aziendali in misura davvero preoccupante. Senza considerare come spiega il numero uno di Confindustria della province di Lucca, Pistoia e Prato, che il quadro geopolitico e la gestione delle risorse mondiali è in pieno movimento.
L’aumento dei prezzi sta mettendo a dura prova le aziende anche delle nostre zone.
"Gli aumenti hanno raggiunto prezzi pazzeschi, sia nelle materie prime che per l’energia: la cellulosa ha triplicato i costi, il gas è passato da una media di 22-25 euro al metrocubo a oltre 100 con punte sino a 168, sono aumenti speculativi sino a quattro volte i prezzi dello scorso anno".
Cosa è successo?
"E’ una situazione molto complessa: questi aumenti vengono da lontano e nessuno in Italia o in Europa può porre rimedio, visto che non abbiamo i rubinetti del gas e del petrolio. Le difficoltà si sono ampliate dal fatto che prima della pandemia i prezzi erano bassi e di conseguenza basse le scorte e le risorse energetiche, in attesa che si materializzi la transizione energetica, sono indispensabili: al momento non bastano i pannelli fotovoltaici per far funzionare una cartiera. Nel dopo pandemia, ammesso che si possa chiamare così l’attuale situazione, si è dovuto fare i conti con un calo delle scorte e rimettere in moto la produzione non è mai facile. I mercati rispondono istericamente e c’è una volontà speculativa evidente, è una situazione anomala".
Chi sta soffrendo di più per questi aumento repentino dei prezzi?
"Chi ha la filiera lunga ha avuto modo di spalmare gli aumenti, come nel tessile; chi invece l’ha più corta, come il cartario, il problema è maggiore. A Lucca le cartiere che avevano contratti a prezzi vecchi hanno potuto per un po’ temporeggiare, ma è chiaro che perdurando non potranno continuare così. Chiaro che i settori energivori stanno pagando un prezzo più alto".
Si profilano rincari per i consumatori.
"Gli aumenti dei costi non potranno non avere un impatto sul prezzo finale dei prodotti. Le nostre aziende dovranno adeguarsi al mercato, è inevitabile, altrimenti si rischia la tenuta dell’intero settore produttivo: a breve verranno ritoccati prezzi e in maniera significativa".
Che notizie arrivano invece dal mondo edile?
"Ci sono gli stessi problemi, i prezzi sono alle stelle, a partire da quelli del ferro e non si trovano ponteggi che hanno costi triplicati rispetto a prima. E manca il personale qualificato anche perché la manodopera di alcuni paesi dell’Est con la pandemia si è contratta".
Rischi per l’occupazione?
"In questo momento non ce ne sono: la domanda e i prezzi sono alle stelle, dal cartario al tessile per passare al meccanico. Semmai le difficoltà sono in generale nel reperimento di manodopera qualificata".
Qual è la situazione dei semiconduttori?
"Nel settore meccanico riescono a avere le macchine pronte e non hanno i componenti, i ritardi sono nell’ordine di tre mesi. E più si sale nella sofisticazione dei prodotti e più la situazione è complessa. C’è anche qui della speculazione che si assomma al fatto che le fabbriche sono rimaste ferme alcuni mesi, senza considerare che le richieste di pc e simili, durante il lockdown, sono raddoppiate".
Non c’è un po’ di retorica in questa corsa all’energia green?
"E’ una questione complicata. Quello che sta accadendo da un punto di vista climatico è preoccupante e servono risposte veloci. Certo è che se si sbaglia risposta, si fa peggio di prima. Penso alle macchine elettriche e al fatto che la loro elettricità dovrà essere alimentata da centrali che consumano. Vengo dal mondo della tecnologia e resto fiducioso che si supererà questo momento, l’idrogeno, per esempio, la trovo una situazione interessante. E’ un quadro complesso, saranno 10-15 anni complicati, ma dobbiamo diminuire le emissioni e la gestione sarà complicata".
A maggior ragione che le nostre aziende si devono confrontare con soggetti, come la Cina, che a diritti dei lavoratori e rispetto ambientale fanno a tutti gli effetti dumping.
"I vertici cinesi si stanno rendendo conto che stanno distruggendo anche la loro terra, basti pensare all’aria che si respira a Pechino. Detto questo, la situazione rispetto a qualche anno fa è in miglioramento".
A proposito della Cina, c’è chi dice che sta minando il manifatturiero occidentale con le sue manovre.
"Sta comprando tutto quello che c’è a qualsiasi prezzo e non sta esportando alcune materie come l’acciaio che evidentemente lo usa per sé. Ci può essere una volontà politica come pure una domanda interna in crescita. Certo è che ci sono dei riposizionamenti geopolitici molto complessi che impattano sulle nostre aziende e sui consumatori finali. A meno che la produzione non si rimetta a correre".
Che futuro vede per le nostre aziende?
"Credo che le nostre aziende, e ho girato un po’ tutto il mondo, non abbiano eguali, e la conferma arriva dai successi che hanno avuto impiantando stabilimenti ovunque: chi fa impresa in Italia ha una marcia in più. Se devo trovare un difetto, lo rintraccio nelle dimensioni talvolta troppo esigue di alcune realtà e nel mondo globalizzato di oggi è un limita, parlando di piccole e medie imprese mi viene da pensare che in Germania fatturano 100 milioni e da noi 5. Ma resto ottimista: il nostro tessuto produttivo è davvero unico".
Fabrizio Vincenti