CLAUDIO CAPANNI
Cronaca

Molotov a CasaPound, 12 anni di carcere e maxi multa

L'anarchico Mauro Rossetti Busa è stato condannato dalla Corte d'Assise di Lucca

La polizia illustra le dinamiche che hanno portato all’arresto di Mauro Rossetti Busa dopo gli episodi di giovedì notte foto Alcide

La polizia illustra le dinamiche che hanno portato all’arresto di Mauro Rossetti Busa dopo gli episodi di giovedì notte foto Alcide

Lucca, 18 dicembre 2019 - Dodici anni di carcere e 27mila euro di multa. E’ la pena inflitta dalla Corte d’Assise di Lucca a Mauro Rossetti Busa, 61enne responsabile del doppio attentato incendiario alla pompa di benzina Eni e alla sede di CasaPound la notte del 1 febbraio 2018. La sentenza è arrivata ieri dopo una camera di consiglio che ha visto il giudice togato Giuseppe Pezzuti in veste di presidente, il giudice a latere e i 6 giudici popolari impegnati per più di un’ora. A Rossetti Busa, sedicente anarchico, sono stati contestati i reati di incendio, evasione e fabbricazione di materiale esplosivo equiparato ad arma da guerra. Ma anche minacce con l’aggravante della recidiva e della pericolosità sociale. 

Il pubblico ministero Elena Leone, per lui, aveva chiesto 9 anni. Una richiesta aumentata dai giudici fino al massimo della pena, nonostante per il 61enne siano cadute le aggravanti della finalità terroristica dei due attentati. A complicare la posizione di Rossetti Busa è stata la fabbricazione e l’impiego della Molotov che l’uomo scagliò contro la sede di CasaPound in via Rosi. Un gesto che la legge speciale 895 del 1967 equipara ad utilizzo di armi da guerra punendola con pene dai 5 ai 10 anni. L’accusa di incendio invece è stata riqualificata in tentato incendio. Sulla sentenza hanno pesato anche le recidive dell’uomo e l’accusa di evasione visto che durante l’attentato si trovava ai domiciliari per altri reati. 

La sera del 1 febbraio 2018 Rossetti Busa in 40 minuti infatti scatenò il panico in città. Prima puntando il distributore di benzina Eni in viale Puccini, all’incrocio con via del Tiro a Segno dove appiccò il fuoco con un accendino alla benzina gettata a terra a fianco di una colonnina erogatrice. L’intera scena fu ripresa dalle telecamere di sicurezza del distributore. Nemmeno mezzora dopo il 61enne tentò di colpire ancora. Stavolta, nel mirino, finì la sede di CasaPound in via Rosi verso la quale si diresse in bici. Qui gettò una bottiglia incendiaria, mancando però di poco l’ingresso. Il violento botto scatenò il panico nella zona di Porta dei Borghi.

Ma tre ore dopo l’attentatore, grazie a un’azione coordinata tra la squadra Volante diretta dal commissario Fabio Scalisi e la Digos diretta dal vicequestore Leonardo Leone, era già in manette. L’estremista era da tempo attenzionato proprio per i suoi precedenti e i collegamenti con gli ambienti anarchici. Collegamenti dei quali, durante tutto il dibattimento, non ha mai fatto mistero. Il suo obiettivo infatti era colpire la pompa Eni come ’simbolo’ del potere dello Stato e la sede di CasaPound in quanto ’covo fascista’. Durante la sua permanente ngli ultimi 12 mesi nel carcere di La Spezia, Rossetti Busa aveva inviato anche alcune lettere minatorie verso gli esponenti di CasaPound e nei confronti di alcuni magistrati e avvocati. 

Parole come quelle recapitate lo scorso febbraio alla sede lucchese di CasaPound, costituitasi parte civile nel processo tramite il legale Simone Bonaldi. «Vi ho fatto una promessa – aveva scritto – e farò di tutto perché venga portata a termine, anche contro il vostro avvocato. Noi oltre lanciare le bombe molotov, abbiamo la capacità di arrivare anche a gambizzare. Odio il vostro colore e la vostra ideologia». La difesa ha annunciato un ricorso in appello contro la sentenza.