Morgia: "Ecco perché me ne sono andato"

I motivi della rinuncia all’incarico di responsabile del settore giovanile della Lucchese. Se ne va da gentleman, senza fare polemiche

Morgia: "Ecco perché me ne sono andato"

In tre scatti l’amarezza di Morgia in conferenza stampa: come ha detto lui stesso, «sono teso e amareggiato» (foto Alcide)

Comunque la si pensi, la rinuncia all’incarico di responsabile del settore giovanile della Lucchese da parte di Massimo Morgia, romano di nascita, ma rossonero dalla testa ai piedi, rappresenta un brutto segnale e getta nubi oscure sul futuro societario.

Se uno come lui, che non se l’è sentita di dire di no alla proposta del presidente Bulgarella di dare nuova linfa ad un settore giovanile, proprio per l’amore che ha sempre riposto in questa maglia, ad un certo punto ha detto "basta" e che da capitano della nave ha fatto l’unica cosa logica, rinunciare al contratto e dire addio ad un sogno a lungo coltivato e che pure aveva incontrato il favore del presidente in prima persona, vuol dire che erano state disattese le minime pretese, soprattutto sotto l’aspetto organizzativo. Morgia è uscito di scena da "gentleman", senza fare polemiche, ma facendo fare una brutta figura ad una società, che se non può pagare un piccolo premio di valorizzazione alle società locali, se non ha evidentemente i soldi per sostenere le lunghissime trasferte della "Primavera", quale futuro può garantire?

Massimo Morgia ha spiegato i motivi che hanno portato alle sue dimissioni, nel corso di una conferenza stampa, esordendo così: "Sono teso e amareggiato, ma mi piace raccontare i fatti e le dinamiche dal mio ingresso nella Lucchese fino ad oggi. Ho sempre rifiutato di prendermi cura della prima squadra in anni passati, ma ho sempre pensato che mi sarebbe piaciuto tornare occupandomi dei giovani".

Poi l’ex stopper rossonero ha aggiunto: "E’ iniziato tutto nel dicembre scorso con qualche incontro con il presidente Bulgarella di cui ho enorme stima, ma che poi non ho più visto. La presentazione è stata però fatta a febbraio, con Lo Faso e Russo. Sono entrato come direttore tecnico, poi come responsabile del settore. Quando a giugno il presidente è tornato a Lucca gli ho detto che non ero più propenso ad andare avanti, perché c’erano troppe cose che non funzionavano, come, ad esempio il fatto che l‘allenatore del 2010 mi disse che aveva a disposizione solo 11 giocatori senza il portiere di riserva e che non era stato pagato il premio di valorizzazione alle altre società. Per uno che come me si sente le responsabilità addosso, era un fatto inconcepibile".

Ma c’è stata un’altra "goccia" che ha fatto traboccare il vaso, come si dice. "Il 13 settembre - ha concluso Morgia - sono stato convocato per firmare il contratto e il tesseramento, cosa che l’anno prima non avevo voluto fare. Il mio rapporto è cominciato il giorno 13 quando ho firmato e il 17 mattina ho dato le dimissioni. Uno dei motivi è stata la comunicazione della segretaria Fabrizia che, per ordine del presidente tutte le trasferte della Primavera, a parte Catania e Catanzaro dovevano essere fatte nella stessa giornata".

Tradotto voleva dire che i ragazzi avrebbero dovuto partire nelle prime ore della mattina e ritornare a notte fonda, perché nel girone dei rossoneri ci sono: Audace Cerignola, Giugliano, Latina, Juve Stabia, Gubbio, Foggia, Taranto, Potenza e Turris. Massimo Morgia ha così concluso: "La mia maglia è stata solo e soltanto quella della Lucchese e lo dovevo dimostrare per l’ennesima volta. Non sono venuto per un contratto durato peraltro 4 giorni. La dignità non ha prezzo".

Emiliano Pellegrini