
Un tribunale
Bagni di Lucca (Lucca), 13 aprile 2023 – «Era la persona più gentile e mite del mondo. La sera prima di farla finita ci salutò tutti al bar, dicendo che non l’avremmo più rivisto. Pensavamo che fosse solo un momento di sconforto, invece la mattina dopo si tolse davvero la vita nel cimitero del paese...".
Così gli amici più stretti, a Bagni di Lucca, ricordano oggi Johnny Bertoncini, il 75enne che il 10 agosto del 2021 fu trovato impiccato nel cimitero di San Cassiano di Controne. Ma a distanza di oltre un anno e mezzo da quella tragedia, ecco ora il colpo di scena. Il gup Simone Silvestri ieri ha infatti rinviato a giudizio la vedova Enrichetta Bastiani, 72 anni, con la pesante imputazione di maltrattamenti in famiglia da cui deriva la morte, un reato che con questa aggravante ipotizza una pena dai 12 ai 24 anni di reclusione. Il processo si aprirà il 28 settembre in Corte d’Assise e sarà il primo caso del genere a Lucca.
La vicenda è stata ricostruita in dettaglio dalle indagini effettuate dai carabinieri subito dopo il suicidio dell’anziano. In paese, a San Cassiano di Controne, nei giorni che seguirono il ritrovamento del corpo senza vita di Johnny Bertoncini nel cimitero non si parlava d’altro. Molti amici collegarono subito l’estremo gesto dell’anziano alle presunte vessazioni subite da parte della moglie. Bertoncini, che per parecchi anni aveva lavorato al distributore di carburanti Agip a Chifenti, era molto conosciuto e veniva descritto da tutti come una persona mite che subiva il carattere forte e autoritario della donna.
Più volte l’anziano aveva confidato agli amici alcuni dei frequenti episodi che lo angosciavano, fino a farlo piombare in una pericolosa spirale depressiva. Piccole, grandi gocce quotidiane che hanno drammaticamente scavato nel suo animo fragile. Tra questi ci sarebbero le ricorrenti parole di scherno legate a un suo problema fisico che gli rendeva difficoltosa la deambulazione. Oppure l’obbligo impostogli dalla moglie di lavarsi con l’acqua della gomma all’esterno, con qualsiasi condizione meteo, prima di entrare in casa. Un trattamento umiliante che lo faceva soffrire e che progressivamente ha minato il suo stato psicofisico, fino a spingerlo, questa è la tesi accusatoria, a un gesto estremo come il suicidio.
Il pm inizialmente aveva chiesto l’archiviazione, non ravvisando elementi sufficienti a sostenere l’accusa in giudizio, ma il gip ha respinto l’istanza chiedendo invece l’imputazione coatta della vedova. Da qui la decisione di rinviare a giudizio la donna di fronte alla Corte d’Assise, per questa particolare fattispecie aggravata dei maltrattamenti in famiglia.