Musica, amori e caccia. Le sue tre grandi passioni. Giacomo Puccini, autore di capolavori come La bohème, Tosca, Madama Butterfly e l’incompiuta Turandot consegnati al plauso universale, accanito cacciatore è cosa risaputa. E’ altrettanto noto che a Torre del Lago nelle scorribande venatorie fosse accompagnato sia da facoltosi personaggi sia da pittoreschi popolani e scapigliati pittori squattrinati. Tra i sodali di caccia più illustri va annoverato il marchese Piero Antinori, discendente di un’antica casata fiorentina da secoli dedita alla vinagione, all’arte della produzione di vini di eccellenza.
Una famiglia storica, i cui prelibati “nettari” avevano meritato le lodi di Francesco Redi nel suo celebre secentesco ditirambo Bacco in Toscana. Puccini sul lago Massaciuccoli, come pure nelle battute in Maremma, a Bolgheri e a Capalbio in primo luogo, aveva per compagno di battute un altro nobiluomo finora rimasto “nell’ombra”: il conte Giuseppe della Gheradesca, discente del famigerato Conte Ugolino cantato da Dante nella Divina Commedia.
A riportare alla luce le gesta venatorie di Giacomo Puccini in compagnia dei due raffinati gentlemen fiorentini è Maurizio Sessa in "Andrò nelle Maremme". Giacomo Puccini a caccia a Bolgheri e Capalbio: lettere al conte Giuseppe della Gherardesca e al marchese Piero Antinori, che raccoglie 161 lettere scritte da Puccini dal 1903 al 1924, anno della sua morte sopraggiunta in una clinica di Bruxelles. Una scoperta resa possibile dal marchese Piero Antinori, omonimo del nonno paterno che suggerì a Puccini di assistere, a New York, a un lavoro teatrale di David Belasco da cui fu tratto il libretto de La Fanciulla del West, che ha permesso la pubblicazione delle lettere custodite a Firenze nel rinascimentale Palazzo Antinori. Dopo la prima edizione uscita nel 2019 andata esaurita, "Andrò nelle Maremme" è stato ristampato dall’editore Maria Pacini Fazzi ed è ritornato in libreria nell’anno del centenario di Giacomo Puccini.
Un avvincente “romanzo” epistolare per tre voci soliste, che si snoda lungo 360 pagine. L’autore ripercorre le orme della presenza di Puccini in Maremma. Qui il Maestro entrò a far parte di un nido di nobili, che, smessi gli abiti eleganti, non vedevano l’ora di indossare la pelliccia maremmana per andare a caccia. Un rito al quale partecipava, secondo tradizionale usanza, l’intera comunità.