Assolti entrambi perché il fatto non sussiste. Questa la sentenza in rito abbreviato emessa dal gup Antonia Aracri nei confronti di due venticinquenni della Mediavalle (difesi dagli avvocati Paolo Biagiotti e Massimo Landi) finiti alla sbarra con l’accusa di violenza sessuale di gruppo su una ragazzina di appena 16 anni, rimasta a dormire a casa di uno degli imputati dopo una festa. Secondo il giudice, si sarebbe invece trattato in sostanza di rapporti tra consenzienti. I familiari non sono affatto convinti di questa interpretazione e già si preannuncia dunque un ricorso in appello.
I fatti risalgono alla metà di marzo del 2021 e sono accaduti in una zona della Mediavalle. Quella sera la ragazzina partecipava a una affollata festa con vari amici, sia coetanei che più grandi di lei, in casa di un conoscente. Una festa peraltro abusiva, perché organizzata in pieno periodo di misure restrittive anti Covid. A tarda ora, dopo che tutti avevano bevuto parecchio, lei era rimasta a dormire lì, perché a quanto pare non era in grado di tornare a casa. La situazione non sembrava preoccupante per lei, oltretutto nell’abitazione, molto grande, c’erano anche i genitori di uno dei venticinquenni. Ma durante la notte, secondo la giovane, lui e un amico erano entrati nella stanza e avevano abusato sessualmente di lei. La mattina dopo la ragazza era stata riaccompagnata a casa in auto proprio da uno dei presunti stupratori.
Ma a quel punto, dopo essersi confidata con un’amica e con i familiari per spiegare cosa fosse accaduto quella notte, la giovane si era presentata dai carabinieri con i genitori per denunciare di aver subìto abusi sessuali da parte dei due maggiorenni, mentre era ubriaca. I due erano stati subito indagati, ma non erano scattate misure cautelari a loro carico.
Uno dei nodi cruciali del processo è stata proprio la questione dello stato di ebbrezza della ragazza. Per l’accusa, che aveva chiesto una condanna a 3 anni e mezzo in abbreviato, la giovane era ubriaca e non in grado di opporsi ai due giovani. Ma la difesa ha sostenuto che quella notte lei era invece lucida e presente a se stessa, tanto da telefonare più volte a un altro ragazzo e scrivere messaggi a un’amica.
Per ricostruire l’accaduto, erano stati ascoltati praticamente tutti i presenti alla festa e anche gli altri giovani rimasti a dormire quella notte nella grande abitazione. Da questi elementi, pare di capire, in attesa di leggere le motivazioni della sentenza, la decisione del giudice di considerare l’accaduto come un rapporto tra consenzienti, con conseguente assoluzione dei due imputati.
P.Pac.