REDAZIONE LUCCA

“No a vecchi riti“, l’appello dei laici

Un gruppo di fedeli si è riunito per dire no ad alcune ritualità liturgiche in uso prima del Concilio Vaticano II

“No a vecchi riti“, l’appello dei laici

La messa in latino. Un “ritorno” accolto a braccia aperte soprattutto da alcuni preti più giovani, così come altre modalità liturgiche che stanno prendendo spazio nelle nostre chiese e che non sono ben viste da un nutrito gruppo di laici che ora sceglie di scendere in campo. “Il nostro intento - scrivono - è quello di richiamare l’attenzione dei credenti della Chiesa di Lucca su alcune modalità liturgiche che più o meno consapevolmente minano la credibilità e l’attualità dell’esperienza del Concilio Vaticano II”, dicono. Dopo un primo incontro autoconvocato, cui hanno partecipato almeno 50 persone, il gruppo ha raccolto numerosi commenti e contributi che ora intende sistemare e mettere in comune, così da rappresentare le varie sensibilità di coloro che, comunque, hanno condiviso l’invito e la preoccupazione di una progressiva perdita di senso della loro stessa esperienza di credenti.

“Un momento, anche storicamente, tra i più difficili – dice Claudio Dell’Amico, il portavoce di questo gruppo di persone - che impone non solo speranza e rigore ma anche di affidarsi alla preghiera ed alla personale e comune invocazione dello Spirito. E’ necessario ripensare anche al percorso storico della nostra Chiesa e del personale significato della esperienza di ognuno nel ruolo e nei comportamenti praticati in famiglia, sul luogo di lavoro, nella formazione e nella relazione sociale e politica. Gli stessi luoghi di partecipazione laicale dovrebbero riacquisire - anche ai nostri occhi - rilevanza e significato nuovi, non necessariamente coincidenti con le esigenze immediate delle attività parrocchiali ma come spazi ed occasioni di un cammino di formazione che diano visibilità e senso alla partecipazione dei laici al governo delle nostre comunità“.

Dell’Amico prosegue dicendo: “Va ricordato come l’incontro e lo scambio tra i partecipanti che ne è fin qui seguito, se da una parte sono stati occasione per riconoscerci deboli e poco esigenti dall’altra ha però richiamato ad una voglia di rinnovata consapevolezza di quanto la scarsa rilevanza dei laici sia stata anche un frutto voluto. Se non è già troppo tardi il dialogo può ancora giocare la sua partita in una Chiesa dove la centralità del prete è un concetto destinato oggettivamente a essere profondamente rivisto mentre la vocazione del laicato esige spazio, consapevolezza e responsabilità nuove”.

“Si è parlato di una “boccata d’aria fresca” capace di investirci in prima persona per interrogarci, scavare, pregare e ripartire condividendo una rotta che, ancora, ha nel Concilio Vaticano II la sua mappa, fresca e ricostituente - sottolinea Dell’Amico -. Quel Concilio di cui non basta parlare: provare a riconoscerlo e trarne motivo per renderne attuali il significato e la proposta nel cammino della Chiesa sarà l’impegno che questo gruppo intende sviluppare per condividerne la sorpresa di un sentiero riscoperto, da ripulire e tenere in ordine. Non farlo sarebbe un’omissione: l’indifferenza e la fragilità di un otre vecchio”.

L.S.