PAOLO PACINI
Cronaca

“Non lo spinse al suicidio“. Assolta l’anziana vedova

La Corte d’Assise scagiona la 72enne anche dall’accusa di maltrattamenti. Il marito 75enne si impiccò nel cimitero di San Cassiano di Controne.

"Assoluzione perché il fatto non sussiste...". Questa la formula piena con cui la Corte d’Assise di Lucca ha assolto ieri mattina Enrichetta Bastiani, la 72enne di Bagni di Lucca accusata di aver spinto al suicidio il marito Johnny Bertoncini di 75 anni. L’uomo fu trovato impiccato il 10 agosto 2021 nel cimitero di San Cassiano di Controne.

La sentenza letta dal presidente Nidia Genovese (a latere il giudice Felicia Barbieri) è stata emessa dopo una breve camera di consiglio e ha assolto l’imputata anche dalle accuse di maltrattamenti aggravati. Il pm Alberto Dello Iacono aveva chiesto tre anni di reclusione, sia pure rinunciando nella sua requisitoria a contestare il reato più grave che presupponeva un legame tra i presunti maltrattamenti subiti dal marito e il suo estremo gesto.

In aula la vedova non si è mai presentata. Sono stati invece ascoltati amici e vicini di casa che avevano parlato di angherie cui sarebbe stato sottoposto da anni Johnny Bertoncini. L’uomo, che aveva lavorato a lungo al distributore di carburanti Agip a Chifenti, era descritto come una persona mite che subiva il carattere autoritario della donna, che non esitava a imporgli trattamenti umilianti. Dalle indagini dei carabinieri e dalle testimonianze in aula non è emerso però nulla di concreto, né di così grave da poter stabilire un legame di causaeffetto tra quelle presunte angherie e il suicidio. Valutazioni opposte tra accusa e difesa anche sull’ultima lettera in cui l’uomo lasciava l’indicazione di essere cremato e sepolto con i nonni (e non con la moglie nella tomba già acquistata) e su quel gesto di sfilarsi la fede nuziale dal dito prima di togliersi la vita.

”Era la persona più gentile e mite del mondo – hanno raccontato anche in aula gli amici più cari –. La sera prima di farla finita ci salutò tutti al bar, dicendo che non l’avremmo più rivisto. Pensavamo che fosse solo un momento di sconforto, invece la mattina dopo si tolse davvero la vita nel cimitero...”.

Un uomo fragile Johnny Bertoncini, vinto purtroppo dalla depressione. Ma per la Corte d’Assise, che ha accolto le tesi dell’avvocato difensore Luca Marchese, nonostante quei dissapori, non si può indicare la vedova come responsabile di questa tragedia.